MURIEL OU LE TEMPS D’UN RETOUR
Scen.: Jean Cayrol. F.: Sacha Vierny. M.: Kenout Peltier, Eric Pluet. Scgf.: Jacques Saulnier. Mus.: Hans Werner Henze. Int.: Delphine Seyrig (Hélène), Jean-Pierre Kérien (Alphonse), Nita Klein (Françoise), Jean- Baptiste Thierrée (Bernard), Laurence Badie (Claudie), Claude Sainval (Roland De Smoke), Jean Champion (Ernest), Martine Vatel (Marie-Dominique), Jean Dasté (l’uomo della capra). Prod.: Argos films, Alpha Productions, Les Films de la Pléiade, Dear Film Produzione. DCP. D.: 116’. Col.
Scheda Film
Nella cittadina di Boulogne-sur-Mer, Hélène (Seyrig) si illude di ritrovare il tempo perduto con un ex amante, che però arriva accompagnato dalla nuova fiamma. Il suo figliastro Bernard (Thierrée) è ossessionato dal ricordo di Muriel, una ragazza che ha torturato durante la guerra d’Algeria. In anni in cui l’Algeria è il grande rimosso del cinema francese, Resnais e il suo sceneggiatore Jean Cayrol (sopravvissuto ai lager e già autore del testo di Notte e nebbia) scelgono una chiave obliqua per trattare il tema, inserendolo come elemento dirompente nelle dinamiche famigliari della borghesia francese di provincia. Il film, ambientato in una città che reca ancora i segni della Seconda guerra mondiale, come molto cinema di Resnais è una riflessione sulla memoria, ma anche sull’irrappresentabilità dell’orrore e della violenza. Lo stile, complesso e sperimentale ma mai gratuito (“Muriel segna l’avvento della dodecafonia cinematografica”, scrisse Henri Langlois), si appoggia a un’intensa colonna sonora di Hans Werner Henze e a una smagliante fotografia di Sacha Vierny per costruire un racconto insieme elegiaco e rabbioso, sentimentale e riflessivo, che descrive sottilmente i rapporti tra i personaggi e il peso del passato sulle loro vite. Il giovane protagonista, ribelle frustrato e disadattato, è una sorta di parente dei personaggi della nouvelle vague di Godard e Truffaut, osservato però già con distanza critica. Uno dei capolavori del regista, premiato col premio speciale della giuria a Venezia e la coppa Volpi a Delphine Seyrig.
Emiliano Morreale