MILLION DOLLAR LEGS
Sog.: Joseph L. Mankiewicz. Scen.: Henry Myers, Nicholas Barrows. F.: Arthur L. Todd. Mus.: Rudolph G. Kopp, John Leipold. Int.: Jack Oakie (Migg Tweeney), W.C. Fields (il presidente), Andy Clyde (il maggiordomo), Lyda Roberti (Mata Machree), Susan Fleming (Angela), Ben Turpin (l’uomo misterioso), Hugh Herbert (Segretario del Tesoro), George Barbier (signor Baldwin), Dickie Moore (Willie). Prod.: Herman J. Mankiewicz per Paramount Publix Corp. 35mm. Bn.
Scheda Film
Da un Mankiewicz (Herman o Joe?) potete aspettarvi che vi mandi fuori strada sin dall’inizio, a partire dal titolo: le gambe da un milione di dol lari non appartengono a una bionda delle Ziegfeld Follies o a Betty Grable (protagonista di un pessimo film omonimo del 1939), ma a un pastore di capre che corre veloce. Molto veloce. Forse quanto basta per salvare dalla bancarotta la squattrinata nazione di Klopstokia se la sua squadra doves se vincere abbastanza medaglie alle Olimpiadi.
Si dice che lo spunto di questa trama bizzarra venisse da un vero saltatore con l’asta moldavo che nelle eliminatorie indossava pantaloncini di pelle di capra con la pelliccia all’esterno. Alla Paramount bastava avere qualcosa di atletico da portare sullo schermo per l’arrivo delle Olimpiadi estive del 1932 a Los Angeles. Ed ecco questa follia, che fu completata giusto in tempo. Sebbene Eddie Cline fosse il regista preferito di W.C. Fields, questo film non era stato fatto su misura per lui. Pur essendo popolata soprattutto da capre e da matti, Klopstokia è una nazione seria, dove le faccende di stato vengono decise con le maniere forti. La star qui è Jack Oakie, rappresentante di spazzole per conto della Baldwin Brushes (il lubitschiano George Barbier interpreta il signor Baldwin). Mata Machree, un personaggio alla Mata Hari, è sicuramente un tocco alla Mankiewicz e una facezia irlandese (il nome allude alla canzone Mother Machree), interpretata com’è da una polacca, l’esplosiva ex trapezista Lyda Roberti, che ondeggia per tutto il film, a volte cantando When I’m Hot (“È orribile quando divento meschina / sono solo una donna di gelatina”). Due anni dopo, per la MGM, Mank lancerà altre allusioni sarcastiche a Mata (“Mata’s the matter”) e forse anche a Josef von Sternberg, con Stamboul Quest. Con l’ex Keystone cop Edward F. Cline alla regia, il film procede tra inciampi e barcollamenti, e brulica di vecchie glorie dello slapstick come Ben Turpin e Andy Clyne (l’Uomo Capra).
Philippe Garnier
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