MENSCHEN AM SONNTAG

Robert Siodmak, Edgar G. Ulmer

Sog.: Kurt Siodmak. Scen.: Billie Wilder. F.: Eugen Schüfftan. Ass. op.: Fred Zinnemann. Scgf.: Moritz Seeler. Int.: Erwin Splettstosser (Erwin), Wolfgang von Walterschausen (Wolfgang), Brigitte Borchert (Brigitte), Christl Ehlers (Christl), Annie Schreyer (Annie). Prod.: Moritz Seeler per Filmstudio 1929 35mm. L.: 1837 m. D.: 67’. Bn

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Il mio amico Robert Siodmak, che all’epoca lavorava alla “Neue Revue” in veste di procacciatore di annunci pubblicitari, un giorno entrò precipitosamente al Romanische Café e ci annunciò entusiasta di voler fare un film: uno zio gli aveva regalato cinquemila marchi. A Kurt Siodmak, fratello di Robert, venne poi la brillante idea di girare il film con gente della strada – brillante non foss’altro perché con i nostri cinquemila marchi non ci saremmo potuti permettere di pagare degli attori professionisti. Anche il fatto che il film fosse girato di domenica aveva i suoi buoni motivi: lungo la settimana dovevamo tutti lavorare, e l’unico giorno libero era la domenica.
Chi più chi meno, eravamo tutti dilettanti. Fred Zinnemann fungeva da aiuto operatore, Edgar G. Ulmer da assistente del regista Siodmak. Produttore fu nominato Moritz Seeler, un letterato che compensava la sua ignoranza tecnica con un grande fiuto per il cinema. L’unico professionista del gruppo era il cameraman Eugen Schüfftan (in America si sarebbe poi chiamato Schufftan; nel 1961 Oscar per la migliore fotografia per il film con Paul Newman, Lo spaccone).

Billy Wilder, in Hellmuth Karasek, Billy Wilder: un viennese a Hollywood, Mondadori, Milano 1993

Menschen am Sonntag ha contribuito, di diritto e di fatto, all’invenzione dell’uomo di domenica. Meglio: all’invenzione della domenica di un homo cinematographicus, sotto più di un aspetto. Anzitutto, qui, nel senso più ovvio: i cinque personaggi qualunque protagonisti dell’intrigo sono tutti, indistintamente, spettatori effettivi o potenziali. […] Ma anche homo cinematographicus in un senso più propriamente visivo, e perciò stesso antropologico, dove forse risiede, a distanza di anni, il fascino maggiore e maggiormente inesplorato di questo film. E dove risiede il suo paradosso, poiché è in questo senso che la città di Berlino, qui presentata come un vero personaggio (il suo Nome Proprio è introdotto da una didascalia, dopo quelle che presentano individualmente ciascuno dei cinque protagonisti), agisce meno da personaggio che da sfondo. Al prologo, dove è di scena il sabato sera, segue la giornata di domenica le cui diverse tappe sono scandite, in parti quasi eguali, dall’intrigo e dalle sue divagazioni – perché di questo si tratta – secondo un montaggio strutturato come il gioco del domino.

Elena Dagrada, L’invenzione dell’uomo, di domenica. Cartoline da “Menschen am Sonntag”, in “Cinegrafie”, n. 11, Transeuropa, Ancona 1998

 

Copia proveniente da

Restaurato nel 1998 da EYE Filmuseum presso il laboratorio L’Immagine Ritrovata a partire da positivi nitrati provenienti da EYE Filmuseum, Cinémathèque suisse, Cineteca Italiana, Cinémathèque Royale de Belgique