MEIßNER PORZELLAN

Franz Porten

35mm. L.: 81m. D.: 5’a 16 f/s.  R.: Franz Porten. F.: Carl Froelich. M.: Salon-Gavotte von Carl Alfredy. Text: Leo Herzberg. In.: Henny Porten (Kavalier), Rosa Porten (Dame). P.: Messters Projektion GmbH, Berlino. Pd.: Oskar Messter.

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

“Non vi è dubbio che Henny Porten fosse l’astro del cinema muto tedesco, una megastar di una popolarità senza pari: ‘Ci si trova di fronte a una figura egualmente conosciuta e amata dagli appartenenti a ogni schieramento partitico, a ogni classe di età, a ogni ceto e condizione sociale’, così la esalta Kurt Pinthus nel 1921, ‘una figura così popolare in Germania come non lo sono mai stati, né avrebbero potuto esserlo, l’imperatore, il ‘vecchio Fritz’, o l’olimpico Goethe’. Da questo stato di cose si dovrebbe trarre una logica conclusione, dice, e avanza la proposta ‘per metà seria, per metà faceta’: ‘Si proclami Henny Porten presidente del Reich! Come brillerebbe allora sul capo di tutti i popoli questa scelta quale simbolo della natura pacifica del popolo tedesco!’. La gloria postuma della Porten sta in rapporto diametralmente opposto al favore di cui godette presso i suoi contemporanei. Ciò che un tempo, fra le altre cose, fece grande la star Porten con il suo enorme potenziale di identificazione e integrazione, è quanto in seguito la rese sospetta, ossia quell’aggettivo tanto pregnante quanto bolso con cui ella venne sempre caratterizzata:  star ‘tedesca’.
Nella sua qualità di prima, significativa star cinematografica ‘tedesca’, Henny Porten assurse a simbolo dell’ascesa del cinema tout court, forma di intrattenimento che era stata tenacemente strappata alla grande cultura e ai grandi percorsi di formazione. Altri elementi di affezione si sovrapponevanoall’immagine concreta sullo schermo: ‘Con mia sorella, più piccola di me, correvo ovunque si potesse veder recitare la nostra amata Henny. Ridevamo a crepapelle di lei’. (Haas 1960). Al letterato Béla Balasz ancora negli anni venti l’entusiasmo dei fan appariva come un fenomeno ormai superato e tuttavia e tuttavia affermava non senza ammirazione: ‘le intrepide protagoniste di questa prima, eroica epoca della nuova arte sono diventate leggenda nella fantasia popolare. Asta Nielsen, Pola Negri, Henny Porten, Mia May sono diventate il simbolo della gioventù e dell’amore romantico’”. (Der Tag, 18.11.1924). (Corinna Müller, in Hans-Michael Bock (Hg.), Cinegraph. Lexikon des deutschsprachigen Films, 1984).

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