MAUDITE SOIT LA GUERRE
F.: Bizeuil, Paul Flon. In.: Baert, La Berni, Albert Hendricks, Fernand Crommelynck, Nadia d’Angély, Goldsen. P.: Pathé Frères, Belge Cinéma Films. 35mm.
Scheda Film
(…) “Cosa significano queste divagazioni che propongo qui alla rinfusa a chi mi legge? Che un film come Maudite soit la Guerre, come qualsiasi altro film che mi emoziona come spettatore, qualunque sia la sua epoca d’origine, è in grado di risvegliare i miei fantasmi privati e personali. E che, ancora una volta, i film degli anni Dieci, malgrado la loro apparente modestia, sono in grado di emozionare quanto i film più ambiziosi che sono venuti dopo.
O, come dice ancora Barthes a proposito delle anamnesi: ‘sono azioni – fatte di sforzo e di piacere – che conducono il soggetto, senza elevarlo né farlo vibrare, a ritrovare la tenuità del ricordo’”. (Eric De Kuyper, , n.6, novembre 1993)
Maudite soit la Guerre è giunto a noi come uno dei primi film pacifisti della storia del cinema. Distribuito come un lungometraggio di tre rulli pochi mesi prima dello scoppio della Grande Guerra, il film è stato letto e interpretato come un disperato appello per evitare il conflitto, per salvare la gente dal baratro; la storia è centrata su due amici di due stati confinanti, ma in guerra, che vengono separati dal conflitto; come aviatori rivali si scontrano e muoiono insieme in una battaglia nei pressi di un gigantesco mulino a vento. Qui, molto più che nel successivo film di Abel Gance J’accuse (1919), la solita trama del visionario inascoltato, incapace di cambiare “la natura umana” e il suo “destino” viene mantenuta ancora una volta e alla sconfitta viene dato maggiore peso.
(…) Fino a quando il Nederlands Filmmuseum non ne ha recentemente ritrovato una copia, di Maudite soit la Guerre esisteva solo la versione restaurata dalla Cinémathèque Royale del Belgio, che comprendeva alcune sequenze in bianco e nero, altre virate o imbibite (solo le seconde avevano didascalie originali in francese).
Per quanto leggermente più corta e mancante di qualche immagine, la versione del Nederlands Filmmuseum possedeva quasi tutte le didascalie originali (tradotte in olandese) ed era in Pathécolor. La copia che verrà proiettata al “Cinema Ritrovato” di quest’anno è una ricostruzione basata sulle copie dei due archivi, che ci offre le sequenze a pochoir, quelle virate ed imbibite e anche tutte le didascalie.
Tuttavia ciò che è andato perduto in questa – peraltro ottima – collaborazione, è il senso delle differenze che esistevano nelle copie distribuite di Maudite soit la Guerre.
Forse il migliore indizio ci viene dalle didascalie in cui i personaggi principali hanno nomi diversi.
Secondo la versione belga, la famiglia si chiama Vermelle (il loro “Cottage Lisey” è in Belgio), la figlia Claudine e l’amico che va a trovare il figlio (un tenente senza nome) è il Capitano Albert Grille. Secondo la versione olandese il nome della famiglia è Mostrel (e non è specificato dove sia il cottage), il figlio si chiama Ernest (questa volta è la sorella a non avere un nome) ed il suo amico Adolf Hardoff. Questa differenza nelle didascalie è dovuta alle diverse copie del film di Machin distribuite in Francia, in Belgio e in Olanda? Oppure le didascalie della versione di un archivio sono state cambiate dopo la distribuzione del film, e se è così, quando sarebbe successo? In ogni caso i nomi cambiati (da un nome francese a qualcosa di più vicino alla Germania o a qualcosa che poteva rendere indefinita la diversa nazionalità) cosa significano per uno spettatore del 1914 o del 1993? (…) (Richard Abel, Cinegrafie, n.6, novembre 1993)