Maciste nella Gabbia Dei Leoni

Guido Brignone

Sog.: Guido Brignone; F.: Massimo Terzano, Anchise Brizzi; Scgf.: Giulio Lombardozzi; Int.: Bartolomeo Pagano (Maciste), Elena Sangro (Sarah, la cavallerizza), Franz Sala (Strasser), Mimì Dovia (Seida), Umberto Guerracino (Sullivan), Vittorio Bianchi (Karl Pommer), Alberto Collo (Giorgio Pommer), Giuseppe Brignone (il vecchio clown) e la troupe del circo Pommer; Prod.: Fert-Pittaluga. 35mm. L. or.: 2393. L.: 2108 m. D.: 92’ a 20 f/s. Imbibito.

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Nel 1926 escono gli ultimi tre film della serie interpretata da Bartolomeo Pagano: Maciste nella gabbia dei leoni, Maciste contro lo sceicco e Maciste all’inferno. Si tratta di tre titoli importanti, molto diversi tra loro per tono e stile. Il primo, forse il meno conosciuto, è un melodramma circense che punta sul fascino delle scenografie barocche e sull’affiatamento tra gli interpreti, siano debuttanti o stimati caratteristi. Sfida di fascino tra due opposti modelli femminili: meglio la grinta un po’ infantile della giovane Mimì Dovia o l’algida eleganza di Elena Sangro, tanto affascinante da spingere D’Annunzio a dedicarle il carme intitolato Alla piacente? Ormai Maciste ha consolidato il suo status di personaggio popolare al punto da poter rinunciare al gioco metacinematografico che lo vedeva attore nella diegesi come nella realtà. Qui, infatti, è un domatore di leoni, impegnato nello sventare i piani criminali del malvagio Strasser e della sua sensuale complice Sarah, che vogliono irretire Giorgio, figlio del padrone, per impadronirsi del circo Pommer. A tratti il film punta su facili effetti, ballerine discinte e belve feroci (almeno nelle intenzioni), ma sa anche raggiungere toni intensi, come nella scena crudele in cui l’atleta Sullivan, per punire la giovane Creola Seida che aveva rifiutato le sue avances, la immobilizza e le taglia con violenza le unghie davanti a una piccola folla in giubilo. Nel film il richiamo alla minaccia sessuale è particolarmente crudo ed esplicito, anticipando i toni morbosi di Maciste contro lo sceicco.

Stella Dagna, Claudia Gianetto

Copia proveniente da

Copia restaurata nel 2008 presso il laboratorio L’Immagine Ritrovata all’interno del progetto di valorizzazione e recupero dei film muti prodotti a Torino promosso dal Museo Nazionale del Cinema e dalla Cineteca di Bologna, a partire da due copie nitrato positive, imbibite e con didascalie portoghesi, ritrovate presso la Fundação Cinemateca Brasileira e ora conservate a Bologna. La ricostruzione del film e delle didascalie è stato possibile grazie al soggetto e agli elementi delle didascalie conservati presso il Museo Nazionale del Cinema. Le colorazioni sono state stabilite tramite il metodo Desmet.