L’UOMO MECCANICO
Sog., Scen.: André Deed. F.: Alberto Chentreni. Int.: André Deed (Modestino detto Saltarello), Valentina Frascaroli (Mado, l’avventuriera), Gabriel Moresu (prof. D’Ara), Mathilde Lambert (Elena D’Ara), Ferdinando Vivas-May (Ramberti), Giulia Costa. Prod.: Milano film · 35mm. L.: 740 m. (incompleto, l. orig.: 1821 m.). D.: 40’ a 18 f/s. Col.
Scheda Film
Nel 1921 André Deed gira L’uomo meccanico, che misura 1821 metri al visto di censura; è autore del soggetto e della sceneggiatura, oltre che regista e interprete (a fianco di Valentina Frascaroli). L’uomo meccanico, però, non è un film autonomo ma il secondo episodio di un ‘Cine-Romanzo’, seguendo la voga del serial francese e americano. Il progetto prevedeva tre episodi: Il documento umano, oggi disperso; L’uomo artificiale (poi L’uomo meccanico); Gli strani amori di Mado, mai mandato ad effetto o rimasto incompiuto. Resta solo L’uomo meccanico. Anzi una copia frammentaria del film, il cui stato lacunoso e narrativamente incoerente non è dovuto solo agli insulti del tempo: già la censura lo aveva scorciato. (La fortuna ha graziato la scena del robot gigante che sostiene sulle braccia Mathilde Lambert – svenuta, a seno nudo, non meno erotica della ragazza di King Kong). Sulla base di una prima redazione della sceneggiatura, Jean Gili ha favorito una ricostruzione della trama del film (in André Deed, Le Mani, 2005); anche ricomposta, la storia resta improbabile. Comunque, le incongruenze non guastano l’originalità, né le straordinarie trovate. L’uomo meccanico incrocia tre generi: il burlesque, il serial d’avventura, la fantascienza.
Il burlesque è garantito dalla presenza di André Deed, qui chiamato ‘Saltarello’.
Per il serial avventuroso, abbiamo ‘Mado, l’avventuriera’: Valentina Frascaroli, dal profilo elegante e lo sguardo isoscele tagliato da una cappa nera. Sorella di Pearl White e di Musidora. Cioè il femminile moderno e urbano, contro le dive bruciate dal sacro fuoco dannunziano, l’immaginario floreale, l’estetismo scaduto.
La fantascienza: c’è uno schermo che preannuncia la televisione (all’epoca appena un vago esperimento), ma soprattutto c’è un robot, gigantesco, comandato a distanza attraverso un tele-visore. Questo uomo meccanico, con le sue sembianze ‘a stufa’, non ha precedenti. Diventerà presto un motivo tematico-figurativo negli episodi maggiori dell’‘estetica meccanica’ d’avanguardia e, trent’anni dopo, un’icona della fantascienza americana. André Deed, già corpo disarticolabile e ‘uomo moltiplicato’ (Cretinetti che bello!, 1909), lascia lo schermo allo scontro finale, propriamente elettrico e pirotecnico, tra due robot.
Ultima cosa: Mado è il capo dei banditi. Da quanto resta del film non risulta immediato. Perciò ho qui proditoriamente svelato il segreto. Per castigarmi, stanotte Mado verrà a visitare i miei sogni.
Michele Canosa