LULU

Alexander von Antalffy

R.: Alexander von Antalffy. In.: Erna Morena, Emil Jannings, Henri Liedtke, Adolf Klein. 35mm. L.: 1280m. D.: 70’ a 16 f/s.

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

“Erna Morena (1885-1962). Esangue, minuta, fisicamente non appariscente, Venne utilizzata sovente come antagonista: la sua capigliatura e gli occhi nerissimi creavano un insolito contrasto con il volto bianchissimo e teso, facendone una figura misteriosa e ambigua.
Aveva esordito agli inizi del secolo al Deutsches Theater di Berlino e la sua carriera teatrale si stava sviluppando sui maggiori palcoscenici tedeschi da una decina d’anni quando Eugen Illés le propose di fare del cinema. A partire dal 1913, sempre diretta da questo regista, Erna interpretò uno dopo l’altro una dozzina di pellicole, avendo spesso come partner Alexander von Antalffy, il quale, qualche anno dopo, passato dietro la macchina da presa, le farà interpretare, al fianco di Emil Jannings, la Lulu di Wedekind. Dello stesso 1917 è anche la prima versione di Tagebuch einer Verlorenen, regia di Oswald, con Conrad Veidt e Werner Krauss, una vera e propria anticipazione di quanto, una dozzina d’anni dopo, Pabst riprenderà per l’interpretazione di Louise Brooks. Per tutto l’arco del muto, Morena sarà protagonista di quattro o cinque film ogni anno, diretta da Wiene, Murnau (Der Gang in die Nacht), Czerepy, Steinhoff, May (Das indische Grabmal), Franck, Froelich, Boese, Holger-Madsen, Pabst (Man spiel nicht mit der Liebe), Gaston Ravel. Il sonoro non rallentò la sua attività, ma la relegò pian piano a ruoli di composizione”. (Vittorio Martinelli)
Io ho creato la donna di mondo e la femmina. I miei sforzi miravano costantemente a tenere separati i due mondi in modo netto. Conseguire il massimo dell’effetto con la massima economia di mezzi era il mio obiettivo artistico. La plasticità propria del film e le sue risorse, questa possibilità di dar vita alle mille, sottili sfumature del movimento (dalle quali risulta senza soluzioni di continuità l’immagine del personaggio, in modo del tutto diverso che a teatro) è quanto maggiormente mi ha attratto nel cinema. (Erna Morena, in Hermann Treuner (Hg.), Filmkünstler. Wir über uns selbst, 1928)

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