Lucky Luciano

Francesco Rosi

T.it.: Lucky Luciano. Scen.: Francesco Rosi, Lino Jannuzzi, Tonino Guerra. F.: Pasqualino De Santi. M.: Ruggero Mastroianni. Scgf.: Andrea Crisanti. Mus.: Piero Piccioni. Su.: Fernando Pescetelli. Int.: Gian Maria Volonté (Lucky Luciano), Rod Steiger (Gene Giannini), Charles Siragusa (se stesso), Edmond O’Brien (Harry J. Anslinger), Vincent Gardenia (colonnello Charles Poletti), Silverio Blasi (capitano italiano), Charles Cioffi (Vito Genovese). Prod.: Franco Cristaldi per Vides Cinematografica, Les Films La Boëtie. Pri. pro.: 10 ottobre 1973 DCP. D.: 115′. Col.

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Non ho voluto fare una biografia di Lucky Luciano. Con il pretesto del personaggio di Luciano ho trattato la mafia cercandosoprattutto di continuare a ragionare sul potere, come avevo iniziato a fare con Salvatore Giuliano e poi con Le mani sulla città, Uomini contro e Il caso Mattei. […] Perché un gangster? Perché Lucky Luciano? Perché ho creduto fornisse una buona chiave per capire i rapporti tra potere legale e potere illegale, anzi l’interdipendenza tra questi due poteri. Lucky Luciano è il primo genio criminale che abbia capito l’importanza di mettere a disposizione del potere legale il potere illegale, ma senza compiere vere e proprie azioni criminali. Ha liquidato il vecchio concetto di mafia e ha iniziato a cercare alleanze con gli ebrei e gli irlandesi, due gruppi criminali importanti nell’America di quell’epoca, mentre in passato il problema di alleanze del genere non si era neppure posto. […] Luciano rappresenta il concetto di una mafia nuova, politica. Ecco perché mi interessava: per far capire alla gente che la mafia non vuol dire sparatorie, mitra, che non è solo quello, che è un vero potere politico e economico. […] Diciamo che vi sono più elementi romanzeschi e psicologici in Lucky Luciano rispetto ai miei film precedenti, e che potevo inventare cose legate non all’interpretazione dei fatti ma al mio rapporto con la vita privata di un uomo. Mi sono chiesto inoltre cosa vi sia nella mente di un grande criminale. Forse per questo hoindagato maggiormente la psicologia del personaggio mentre fino a quel momento avevo eliminato la psicologia per ritrovarla nel quadro della psicologia globale del film tramite il montaggio. […] Un uomo dà sempre la possibilità di essere raccontato. E Mattei, lungi dall’essere arido, era un uomo estremamente complesso. Tutto sta nel modo in cui si interpretano uomini e fatti. Il caso di Lucky Luciano era molto diverso, perché è un tema apparentemente troppo ricco, dà troppe occasioni spettacolari, così ho dovuto, ad esempio, ridurre volontariamente al minimo gli omicidi. Anzi li ho piazzati subito all’inizio, come una specie di indice, di catalogo. Mattei era un tipo che parlava senza sosta, mentre Luciano non parla quasi mai. Il caso Mattei mi appassionava per il personaggio, mentre Lucky Luciano mi affascinava per l’insieme dei suoi rapporti. Luciano mi sembra un personaggio più denso, e il risultato finale è, mi pare, una stratificazione più compatta di argomenti rispetto a Il caso Mattei.

Francesco Rosi, intervista di Michel Ciment, in Michel Ciment, Dossier Rosi, a cura di Lorenzo Codelli, Museo Nazionale del Cinema – Il Castoro, Milano 2008

Copia proveniente da

Restaurato in 4K nel maggio del 2013 da Fondazione Cineteca di Bologna presso il laboratorio L’Immagine Ritrovata in associazione con The Film Foundation, Cristaldi Film e Paramount Pictures, con il sostegno di The Film Foundation. Francesco Rosi ha attentamente supervisionato il color grading in modo da ripristinare la qualità originale del lavoro svolto dal direttore della fotografia Pasqualino De Santis