LOLA MONTEZ, DIE TÄNZERIN DES KÖNIGS

Willi Wolff

R.: Willi Wolff. In.: Ellen Richter, Arnold Korff, Georg Alexander. P.: Ellen Richter Film GmbH, Berlin.
L.: 1800m., D.: 81’ a 20 f/s.

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

“Protagonista sin dal primo dei suoi sessanta film, che vennero visti in tutt’Europa ed apprezzati per le sue interpretazioni, Ellen Richter è un nome oggi completamente dimenticato. Per fortuna, qualche vecchio almanacco tedesco permette di desumere che Ellen Richter nasce a Vienna il 21 luglio 1893 e che dopo aver frequentato l’Accademia ed il Conservatorio di quella città, esordisce giovanissima al Burgtheater, andando poi in tournée a Brno, Monaco ed infine Berlino. Qui, nel 1915, Joe May le offre di affiancare Max Landa in un film della serie poliziesca “Stuart Webb” (…) Quando nel 1918, la Richter, ormai un volto familiare degli schermi germanici, viene scritturata dalla Frankfurter Film Co. GmbH, il suo regista di fiducia diviene Rudolf Meinert, il quale ha come assistente e sceneggiatore un singolare personaggio, il dottor Willi Wolff. Dentista di professione, improvvisatore di salaci stornelli ed autore di riviste (mai rappresentate) per vocazione, Wolff (Schoenebeck, 16 aprile 1883), si innamora della fascinosa attrice, per la quale scrive soggetti sempre più singolari e fantasiosi. A lui si devono film come Das Spielzeug der Zarin, dove la Richter impersona una bizzosa Caterina di Russia, Das Teehaus zu den zehn Lotosblumen, con la protagonista travestita da giapponese, Der rote Henker, variazione della Marion Delorme di Victor Hugo, ma anche una Maria Tudor, una Madame sans-Gêne (Napoleon und die kleine Wäscherin), una Avventuriera di Montecarlo, in ben tre episodi, una siciliana assetata di sangue (Sizilianische Blutrache, vietato in Italia dalla censura). In questi ed altri film del periodo, che escono sotto il marchio “Ellen Richter Produktion”, l’attrice, che per temperamento e per aspetto ricorda più un’attrice mediterranea che una star mitteleuropea, nella linea di una Pola Negri più slanciata, si muove disinvoltamente, anche se non sempre i ruoli immaginati da Wolff le si attagliano. Va a finire che i due si sposano e la luna di miele la passano tra la Spagna e l’Italia, girando Lola Montez, il film con cui Wolff, oltre che ad averlo scritto, fa il suo debutto dietro la macchina da presa. Ne sortirà un’opera di tutto rispetto, che racconta splendori e miserie della celebre danzatrice, meticolosamente riferita alla reale vicenda umana, dalla vita da zingara fino a quando diverrà la rapinosa cortigiana di tante teste coronate. Saranno ancora molti i film che tra la fine degli anni Venti e l’inizio del sonoro avranno la congiunta firma di Wolff regista e Ellen Richter protagonista. La storia di questa fortunata coppia si ferma al 1933: un giorno di quell’anno maledetto, Wolff viene malmenato da un gruppo di scalmanate camicie brune dinnanzi ad un cinema di Berlino ove si proietta un suo film, tolto immediatamente dalla programmazione. Riesce a fuggire, non si sa dove, insieme alla moglie. Ellen Richter ritornò in Germania solo vent’anni dopo, vedova di Wolff, morto nel 1947, e si spense, completamente dimenticata, a Düsseldorf nel 1969”.

(Vittorio Martinelli, Cinegrafie, VI, n. 9, 1996)

 

Copia proveniente da

Restauro realizzato da

PROJECTO LUMIÈRE

Restauro realizzato con il contributo del Projecto Lumière