LES MISÉRABLES

Raymond Bernard

 

(in tre parti: Tempête sous un crâne, Les Thénardier e Liberté, liberté Chérie) T. it.: I Miserabili. Sog.: dal romanzo omonimo di Victor Hugo. Scen.: Raymond Bernard, André Lang. F.: Jules Kruger. Scgf.: Jean Perrier. Co.: Paul Colin. Mu.: Arthur Honegger. Su.: Antoine Archimbaud. Int.: Harry Baur (Jean Valjean), Charles Vanel (Javert), Florelle (Fantine), Charles Dullin (Thénardier), Marguerite Moreno (la Thénardier), Orane Demazis (Eponine), Jean Servais (Marius Pontmercy), Max Dearly (Gillenormand), Paul Azaïs (Grantaire), Émile Genevois (Gavroche), Henry Krauss (Monsignor Myriel), Robert Vidalin (Enjolras), Georges Mauloy (presidente del tribunale), Lucien Nat (Montparnasse), Joseline Gaël (Cosette). Prod.: Pathé-Nathan. Pri. pro: 3 febbraio 1934 DCP. D.: 285’ (Tempête sous un crâne: 115’; Les Thénardier: 83’; Liberté, liberté Chérie: 87’). 

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Il migliore Les Misérables? I pochi fortunati che hanno potuto assistere all’elegante versione muta del 1925 di Henri Fescourt (presentata a Bologna nel 2004 e ora nuovamente sottoposta a un lungo e atteso restauro presso gli Archives Françaises du Film) avranno l’imbarazzo della scelta di fronte al più spettacolare film in tre parti del 1934 di Raymond Bernard, finalmente riportato a poco meno della durata originale (circa cinque ore). Se Fescourt illustrava Hugo con l’occhio di un pittore impressionista, spesso girando nei luoghi descritti dal romanzo e prendendosela comoda (ben sette ore!), Bernard, maestro del cinema spettacolare (tanto da essere soprannominato ai suoi tempi il “D.W. Griffith francese”), resta insuperato nell’equilibrio tra intimo ed epico, esibendo una ricercatezza che ha poco a che fare con il cinema standardizzato hollywoodiano. La ricostruzione dei moti del giugno 1832 è l’espressione più splendente del romanticismo di Hugo dai tempi della sequenza della doppia tempesta nel Napoléon di Gance, anch’essa ispirata da un verso di Novantatré di Hugo.

Bernard non tradisce mai lo spirito del testo letterario, neanche quando condensa e amputa interi pezzi di trama: naturalmente sono scomparse le digressioni di Hugo sui conventi e sulle origini dell’argot, la storia del sistema fognario parigino e persino la battaglia di Waterloo, che contribuiscono all’originalità stilistica del romanzo. Ma Bernard alla fine della seconda parte osa persino eliminare il malvagio Thénardier mandandolo in prigione per concentrare tutta l’attenzione sull’episodio rivoluzionario. La trovata più ispirata di Bernard – un aneddoto contenuto nel secondo volume del romanzo – si trova all’inizio del film, quando l’erculeo Jean Valjean sostiene sulle spalle la cariatide di un edificio pubblico. La metonimia dice tutto: il reietto Valjean, gargouille umana, reggerà sulle spalle e nel cuore il peso dell’azione. In maniera analoga, la celebre meditazione di Hugo, “Tempesta in un cranio”, è espressa in un montaggio serrato di panoramiche verticali che met- tono a nudo l’animo tormentato di Jean Valjean. Nell’episodio dei candelabri d’argento Monsignor Myriel ricorda all’ex galeotto il suo dovere morale verso il prossimo; al capezzale di Fantine morente i ceri ardono nei candelabri del vescovo; l’eroe ritrova la pace interiore proprio mentre il film trova il suo ritmo ‘naturale’. Due destini sigillati in un’immagine semplice, ascetica: in ciò sta la maestria del regista.

Béatrice De Pastre e Lenny Borger

Copia proveniente da

Restaurato nel 2012 da Pathé presso il laboratorio L’Immagine Ritrovata