LES ENFANTS DU PARADIS

Marcel Carné

(in due parti: Le Boulevard du Crime e L’Homme Blanc)

Scen., Dial.: Jacques Prévert; F.: Roger Hubert; Op.: Marc Fossard; Mo.: Henri Rust, Madeleine Bonin; Scgf.: Alexandre Trauner, Leon Barsacq, Raymond Gabutti; Mu.: Maurice Thiriet, Joseph Kosma, Georges Mouque (musica delle pantomime); Su.: Rob-ert Teisseire; Int.: Arletty (Caire Reine detta Garance), Jean-Louis Barrault (Jean-Baptiste De-bureau), Pierre Brasseur (Frédérick Lemaître), Marcel Herrand (Lacenaire), Pierre Renoir (Jéricho), María Casares (Natalie), Etienne Decroux (Anselme Debureau), Leon Larive, Gaston Modot (Fil de Soie), Fabien Loris (Avril), Marcel Pérès (il direttore dei Funambules), Pierre Pa-lau (direttore di scena dei Funambules), Albert Remy (Scarpia Barrigni), Jane Marken (Madame Hermine), Louis Salou (conte Edouard de Montray), Jacques Castelot, Jean Gold (dandy), Maurice Schutz, Paul Frankeur, Rob-ert Dhéry; Prod.: S.N. Pathé Cinéma; Pri. pro.: 15 marzo 1945
DCP. D.: 190′. Bn

 

 

 

 

 

info_outline
T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Amavo l’epoca ed ero particolarmente attratto dalla possibilità di far rivivere il boulevard du Crime di quei tempi. “Ascolta”, dissi a Prévert, “ritorno a Parigi per visitare il Musée Carnavalet e per consultare i documenti del Cabinet des Estampes sul periodo che ci interessa”. (…) Ciò che scoprii al Cabinet des Estampes superò ogni più rosea previsione. Trovai proprio tutto quello che cercavo sulle stampe dell’epoca: i documenti sul boulevard du Crime, ma anche sul Théâtre des Funambules e su altri analoghi locali; disegni di piccoli caffè e di bettole a La Courtille oltre alle silhouettes di venditori ambulanti e piccoli artigiani. Chiesi e ottenni l’autorizzazione a far fotografare dal reparto specializzato del museo quanto mi interessava. (…) L’immensa scenografia del boulevard du Crime venne costruita sul vastissimo terreno adiacente agli studi della Victorine, proprio dove un anno pri-ma si ergeva il bianco castello di L’amore e il diavolo. Tuttavia non volevamo che si ripetesse quanto era successo la volta precedente: per precauzione, preparammo in studio alcune “scenografie di appoggio”. Il piano di lavorazione era il seguente: il boulevard du Crime (sempre che le con-dizioni meteorologiche lo permettessero), poi gli interni e infine il ritorno a Parigi, dove le riprese – tenuto conto dell’altissimo numero di scene – sarebbero prose-guite in vari studi, in particolare quelli di Joinville e Francœur. Purtroppo, a causa del poco tempo concessogli e delle difficoltà del momento, Bersacq non riuscì a terminare la scenografia degli esterni per la data fissata. Dovemmo quindi ripiegare sugli interni, l’alberguccio di Garance e il locale malfamato.
(Marcel Carné, Gusto di vita, Longanesi & Co., Milano 1982)

Di questa folla – penso soprattutto all’a-pertura e al finale del film – gli autori han-no saputo fare una sorprendente farandola sul più effimero dei destini, una cavalcata di individui perituri, sotto la luce, un turbinio di fantocci che si stordiscono nel piacere. I giochi di parole si insinuano in questa fantasia stravagante, la bohême del luna-park dove il melodramma trova il suo clima. Quanto al lusso della scenografia, lusso del resto furtivo, mette in rilievo le scale sordide, i tuguri, i dietro le quinte. (…) cerchiamo di enumera-re ancora alcune bellezze del film: quel paesaggio alla Corot, le scene di mimo, Arletty rannicchiata nel suo palco, come si sente il bruciare del suo amore infelice! Sull’intera opera, del resto, pesa la fatalità: ognuno dei personaggi obbedisce a degli impulsi contraddittori e, vittima di questa densità passionale, vaga smarrito. (…) Bergson avrebbe amato, credo, questo brusio di immagini che portano con sé (…) degli slanci vitali disordinati.
(Jean Sollies, Les Enfants du Paradis, “Gavroche”, 22 marzo 1945)

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