Lenin W Polsce
T. it.: Lenin in Polonia T. int.: Lenin in Poland. Scen: Yevgeni Gabrilovich, Sergej Jutkevič. F.: Jan Laskowski. M.: Janina Kondzioła, Klaudia Alejewa. Scgf.: Jan Grandys. Mus.: Adam Walaciński. Int.: Maksim Strauch (Vladimir Ilich Lenin), Anna Lisyanskaya (Krupskaya), Antonina Pavlycheva (la madre di Krupskaya), Ilona Kuśmierska (Ulka), Edmund Fetting (Honecki), Krzysztof Kalczynski (Andrzej), Tadeusz Fijewski (segretario della prigione), Gustaw Lutkiewicz (investigatore), Kazimierz Rudzki (prete). Prod.: Zespół Filmowy Kadr 35mm. D.: 96′. Bn.
Scheda Film
Sergej Jutkevič, uno dei ‘tre moschettieri’ del FEKS (Fabbrica dell’attore eccentrico) insieme a Grigorij Kozincev e Leonid Trauberg, a partire dalla fine degli anni Trenta si dedicò alla celebrazione di Lenin realizzando tre magnifici film: L’uomo con il fucile (primo film di finzione dedicato a Lenin insieme a due opere di Michail Romm), Rasskazy o Lenine e Lenin in Polonia, che dei tre è il migliore perché ci presenta finalmente un Lenin intimo, con qualche tocco umoristico. Il regista condivideva con il grande attore Maksim Strauch la convinzione che sarebbe stato stupido fare un film su un grande innovatore senza impiegare una forma innovativa: i due volevano creare una sintesi attraverso le emozioni e le impressioni poetiche. Lenin in Polonia offre la visione intima e privata di un uomo leggendario, incentrandosi non sugli eventi puramente politici ma sui pensieri e le emozioni e facendo sapientemente ricorso al monologo interiore: tutto viene visto attraverso gli occhi di Lenin, e le sue dinamiche mentali e i suoi ricordi svolgono un ruolo primario. Lenin ci viene presentato in un momento della sua vita privo di grandi eventi ma storicamente fondamentale: sono i mesi che precedono e seguono lo scoppio della Prima guerra mondiale. (Questo dettaglio offre un ulteriore punto di vista alla nostra rassegna sul 1914). Il film è simile a un muto, con la sola voce di Strauch a descrivere ciò che accade e a riflettere sul significato delle varie notizie che si susseguono. Henri Langlois doveva pensare a questo grande film quando scrisse: “Tutta l’evoluzione, tutto il profilo dell’opera di Sergej Jutkevič sta in questo rifiuto, in questo attaccamento all’idea originaria che è fondamentale per il concetto di avanguardia. La sua è l’opera di un uomo che non smise mai di cambiare pur restando assolutamente fedele al punto di partenza: sono questo perpetuo rifiuto e questa fedeltà a uniformare la sua produzione, in una molteplicità che appare ancor più complessa se si pensa che egli non tradì né rinnegò mai le idee della sua giovinezza, lasciando che maturassero con lui”.
Peter von Bagh