L’EAU À LA BOUCHE
Scen.: Jacques Doniol-Valcroze, Jean-José Richer. F.: Roger Fellous. M.: Nadine Marquand. Mus.: Serge Gainsbourg. Int.: Françoise Brion (Miléna), Alexandra Stewart (Séraphine ‘Fifine’), Paul Guers (Jean-Paul), Jacques Riberolles (Robert), Gérard Barray (Miguel), Michel Galabru (César), Bernadette Lafont (Prudence), Florence Loinod (Florence). Prod.: Pierre Braunberger per Les Films de la Pléiade. DCP. D.: 95’.
Scheda Film
Jacques Doniol-Valcroze (1920-1989) iniziò a scrivere di cinema come critico fin dagli anni Quaranta, per “Cinémonde”, “La Revue du cinéma”, “Le Nouvel Observateur”. Animò il celebre cineclub Objectif 49, quindi fu uno dei fondatori dei “Cahiers du cinéma” nel 1951, negli anni in cui si preparava la nascita della nouvelle vague. Caporedattore dei “Cahiers” fino al 1961, pubblicò un romanzo, Les Portes du Baptistère, nel 1955 e iniziò ad affiancare all’attività critica quella di attore occasionale (per Jean Cocteau, Pierre Kast, Jacques Rivette e in seguito per Alain Resnais, Alain Robbe-Grillet, Jean-Daniel Pollet, Claude Lelouch e Michel Deville) e di regista di cortometraggi. Nel 1959, lo stesso anno dell’uscita di I 400 colpi e delle riprese di Fino all’ultimo respiro, girò il suo primo lungometraggio, L’Eau à la bouche, prodotto da Pierre Braunberger, che uscì l’anno dopo ed è considerato, con Le Cœur battant (1961) e La Maison des bories (The House of the Bories, 1970), il suo film più riuscito.
Alla morte della signora Henriette, i tre giovani eredi, Miléna, Séraphine e Jean-Paul, vengono convocati dal notaio nel castello barocco della defunta a Céret (Pirenei Orientali). Ma Robert, amante di Séraphine e amico di Jean-Paul, si spaccia per quest’ultimo (che tarda ad arrivare) per sedurre Miléna. Intanto il goffo maggiordomo César (Michel Galabru) corteggia la giovane domestica Prudence che scopre la vera identità di Robert, mentre Séraphine incoraggia le attenzioni del notaio. Con qualche eco di On ne badine pas avec l’amour di de Musset, Doniol-Valcroze orchestra una ronde libertina che scivola sui sentimenti con una grazia e una leggerezza che trovano nell’atmosfera sensuale del Midi e negli spazi labirintici e incantati del castello l’ambientazione ideale. A essere privilegiati, come sarà abituale nei suoi film successivi, sono i personaggi femminili (interpretati dalle radiose Françoise Brion, Bernadette Lafont e Alexandra Stewart), di cui esalta il fascino, la malizia e la bellezza. Determinante per l’atmosfera del film la canzone omonima di Serge Gainsbourg: “Je t’en prie, ne sois pas farouche / Quand me vient l’eau à la bouche” (Per favore, non essere timido / Quando mi viene l’acquolina in bocca).
Roberto Chiesi