LE MARIAGE DE MLLE BEULEMANS

Julien Duvivier

Sog.: dall’omonima commedia di Jean François [Frantz] Fonson e Fernand Wicheler; Scen.: Julien Duvivier; F.: René Guychard, Armand Thirard; Scgf.: Fernand Delattre; Int.: Andrée Brabant (Suzanne Beulemans), Jean Dehelly (Albert Delpierre), Gustave Libeau (Beulemans), Suzanne Christy (Anna), Barencey (M. Meulemeester), Hubert Daix (Morinax), Gaston Déri- gal (M. Delpierre), René Lefèvre (Séraphin Meulemeester), Jean Diéner, Léon Malavier, Dina Valence (Mme Beulemans), Mme Maryanne (Isabelle), Jane Pierson, Esther Delterre, Maud de la Vault; Prod.: Marcel Vandal e Charles Delac per Film d’Art 35mm. L.: 1934 m. D.: 91’ a 20 f/s. Bn.

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

L’adattamento cinematografico de Le mariage de Mlle Beulemans era una scommessa perché la pièce teatrale è tutta basata sulla differenza di accenti, e questo è a priori intraducibile in un film muto. Julien Duvivier trova la soluzione: trasferisce una parte delle differenze nel modo di comportarsi dei personaggi, e utilizza anche dei cartelli con caratteri diversi; quelli che riproducono la parlantina più autenticamente belga sono disegnati con ingenui tratti infantili, mentre gli altri hanno caratteri tipografici tradizionali. Mal accetto all’inizio, il damerino sbarcato da Parigi finirà con lo sposare la figlia del birrario e ovviamente parlerà “belga” anche lui.

Hubert Niogret, Julien Duvivier, Il Castoro, 1996 26

Sebbene si tratti di una produzione prettamente francese, questo primo adattamento della pièce di Fonson e Wicheler prende a prestito dal Belgio un buon numero di elementi: il soggetto, ovviamente, ma anche la maggior parte degli attori e i paesaggi di Bruxelles (anche se per carenza di teatri di posa in questo paese, da quando Machelen aveva chiuso i battenti, gli interni sono stati girati a Parigi): il regista Duvivier infatti ci teneva molto al colore locale. Certo – siamo nel 1927 – manca il famoso “accento di Bruxelles”. “Ma no – rispondeva uno dei produttori al giornalista che gli faceva l’osservazione – l’accento vibra nelle immagini di Duvivier”.

Francis Bolen, Histoire authentique du cinéma belge, Memo & Codec, 1978

Copia proveniente da

Copia restaurata nel 1988