LE DIAMANT NOIR
P.: Belge-Cinéma Film. L.: 914m, D.: 50’, bn, 35mm
Scheda Film
“In Le diamant noir – film di questo periodo che, per determinati aspetti, preannuncia in modo più netto di altri l’ultimo periodo di Machin, quello in cui gli animali domestici, fra l’altro, svolgeranno una funzione importante – abbiamo una bella sequenza con una grande cancellata d’ingresso (sì, una variante del recinto!). La gente del villaggio si trova riunita lì davanti (come… alle porte di un palazzo? Ma si tratta di una ricca dimora borghese); poi il gruppo si disperde un po’; la cancellata si apre; l’auto dell’ispettore di polizia (che proviene da dietro la macchina da presa) entra nel parco. Tutto in un’unica inquadratura, naturalmente: la scena è densa e nello stesso tempo sobria, con una netta articolazione degli elementi. Con mano da maestro Machin realizza scene di questo tipo che, effettivamente e di nuovo, non sono altro che scene di collegamento.
Di collegamento, una scena così? Poco dopo il protagonista, accusato del furto del “diamante nero”, lascia la casa attraverso il cancello, che questa volta si apre verso l’interno, oltrepassando il gruppetto di curiosi ormai disperso.
Quel che aveva avuto inizio con il cancello deve anche concludersi nello stesso modo: infatti, verso la fine del film, abbiamo di nuovo due sequenze che si svolgono davanti alla cancellata d’ingresso. Senz’altro per motivi di composizione musicale, poiché le due azioni avrebbero potuto benissimo aver luogo altrove.
L’innocenza del giovane è stata dimostrata. Il barone e sua figlia escono dal parco in auto attraversando il cancello. Infine è davanti a esso che uno degli abitanti del villaggio consegna al giardiniere il ritaglio di giornale in cui si parla delle temerarie imprese del protagonista in Africa”. (Eric de Kuyper)