LE CIRQUE DE CALDER
Scen.: Alexandre Calder. F.: André Bac, Patrice Pouget. M.: Anne-Marie Cotret. Mus.: Pierre Henry. Prod.: S.N.P.C. – Société Nouvelle Pathé Cinéma. DCP. D.: 29’. Col.
Scheda Film
Realizzato nei primi anni della sua permanenza a Parigi, il circo di Calder occupa due valigie ed è costituito da una pista sulla quale le piccole creature realizzate in materiali poveri e colorati si articolano a creare vari numeri. Calder tiene le rappresentazioni nel suo appartamento di rue Daguerre. Ben prima dei mobile e degli stabile, i suoi animali e i suoi circensi, concepiti come giocattoli, rispondono a un’espressione plastica dell’equilibrio. “Calder, che aveva investito in questo numero un’ingegnosità inaudita, non aveva dimenticato niente, né la rete tesa sotto i trapezi, né il gioco dei fazzoletti, né il minuscolo sacco che doveva avvolgere la testa dell’omino per il salto mortale” (Michel Seuphor, Douce Province, 1941).
Vent’anni dopo rue Daguerre, Hans Richter filma alcuni personaggi in Dreams that Money Can Buy, poi Jean Painlevé realizza nel 1955 Le Grand cirque de Calder 1927. Carlos Vilardebó dedica allo scultore tre cortometraggi: Le Cirque de Calder (1961), Les Mobiles (1968) e Les Gouaches de Sandy (1973). In quegli anni gira anche un film su Jean Tinguely (1971). Quando quest’ultimo aziona le sue sculture con i motori, Calder, sotto lo sguardo di spettatori invisibili, interpreta con il suo circo il ruolo di Monsieur Loyal, mettendo egli stesso in movimento le proprie sculture, che non possono essere apprezzate se non quando a manipolarle è colui che le ha inventate, e Vilardebó, filmandole da vicino, riproduce il gesto della creazione e della vita.
Stéphanie Salmon