LE CINÉMA AU SERVICE DE L’HISTOIRE

Germaine Dulac

Mo.: Germaine Dulac; Commento: René Celier; Materiali d’archivio: Éclair Journal, France Actualités, Musée d’Art et d’Histoire, Pathé Journal; Prod.: Georges Macé, Albert Thierry (Cinéma Actual) 35mm. L.: 1400 m. D.: 51′. Bn.

 

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Per la Dulac il cinema poteva sì educare, ma era prima di tutto un’arte. Credeva fortemente nel potere della macchina da presa, che definiva “un occhio aperto sulla vita”, tanto da pensare che i documenti visivi registrati dai fratelli Lumière fossero la modalità di espressione più adatta a scrivere la storia. Questo la portò a dirigere Le Cinéma au service de l’histoire, un tentativo di scrittura documentaristica del passato per mezzo di cinegiornali (che lei chiamava «pagine di storia vivente»), senza rinunciare però all’idea che questo progetto dovesse anche essere un’autentica opera di creazione. Il film di montaggio della Dulac ha una funzione educativa e politica (il film è concepito da una prospettiva pacifista, per unire i popoli). Eppure il suo obiettivo non è tanto illustrare gli eventi storici, quanto rivelare il potenziale delle immagini assemblate, che possono essere spiegate e capite. In altre parole, ciò che le interessa è il modo in cui il cinema ci permette di pensare la Storia. In questo senso, il suo progetto si distanzia da tutti gli altri film d’archivio del periodo. Sempre fedele al suo approccio avanguardistico degli anni ’20, la sua ricerca di una completa emancipazione del cinema anticipa per molti versi Histoire(s) du Cinéma (1988-89) di Jean-Luc Godard, ma allo stesso tempo ribadisce come il cinema, grazie alla sua specificità e alle tracce che lascia (le immagini), non solo è in grado di fare la sua storia, ma anche di fornire un’interpretazio- ne originale di ciò che abbiamo convenuto di chiamare Storia.

Laurent Véray, in Germaine Dulac, Ed. speciale 1895, ed. Tami Williams, 2006

 

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