LE BALLET MECANIQUE

Fernand Léger

F.: Dudley Murphy. Mu.: George Antheil. M.: F. Léger e D. Murphy. In.: Kiki de Montparnasse, Katherine Murphy, Dudley Murphy. 35mm. D.: 15’40” a 18 f/s.

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Vi parlerò un po’ di Ballet mécanique. La sua storia è semplice. L’ho realizzato nel 1923-24. A quell’epoca, dipingevo quadri che avevano, come elementi attivi, degli oggetti completamente privi d’atmosfera. I pittori avevano già distrutto il soggetto. Così come nei film d’avanguardia si sarebbe distrutta la sceneggiatura descrittiva. Ho pensato che questo oggetto trascurato poteva assumere il proprio valore anche al cinema. Su queste basi ho lavorato al film. Ho preso degli oggetti molto comuni e li ho trasposti sullo schermo, dando loro una mobilità e un ritmo scelti e calcolati con molta cura. Contrasto tra gli oggetti, passaggi lenti e rapidi, pause, momenti più intensi, tutto il film è costruito su queste basi. Ho utilizzato il primo piano, la sola invenzione cinematografica. Mi sono servito anche del frammento d’oggetto; isolandolo, esso viene dotato di personalità. Tutto questo lavoro mi ha portato a considerare l’evento d’oggettività come un valore nuovo, di grande attualità.

Fernand Léger, Fonctions de la peinture, Paris, Gonthier, 1965

Per quanto riguarda le riprese incluse in Ballet mécanique, cosa avrebbe ideato Léger e cosa avrebbe davvero girato Murphy? Man Ray era risoluto sul fatto che lui e Murphy avessero realizzato tutte le riprese nelle quali era presente Kiki – “Non mi presteresti la tua amante, vero?” chiese lui una volta – e anche tutti gli esterni sulle strade e al Luna Park. […] Insieme alle sue discussioni sul “tempo ritmico e dinamico”, Murphy, che identifica se stesso come il principale operatore del film, richiama alla memoria, come esempi delle sue idee e del lavoro compiuto sul soggetto, le immagini delle gambe dei manichini e degli utensili da cucina rispecchiati nelle lenti caleidoscopiche e anche alcune parti di macchinari. Nelle sue inedite memorie dal titolo “Murphy secondo Murphy”, egli identifica ulteriormente come sua, sia nell’idea sia nell’esecuzione, la scena della lavandaia che si arrampica su per le scale, incluso il montaggio in loop.

William Moritz, “Americans in Paris. Man Ray and Dudley Murphy”, in Jan-Christopher Horak, Lovers of cinema. The First American Film Avant-Garde. 1919-1945, Madison, The University of Wisconsin Press, 1995.

La musica di Georges Antheil: L’organico, per 4 pianoforti e 12 percussioni, prevede anche due motori d’aereo o, quanto meno, il loro suono (“Smaller Airplane Propeller sound/Large Airplane Propellered sound”) – distinti come tali anche in partitura e facenti il loro ingresso già cinque battute dopo il n. 1, e alla loro presenza Antheil dedica molta attenzione al terzo punto delle Composer’s Instruction. Com’è noto, in campo automobilistico gli appassionati riconoscono ad esempio, il suono di un motore 12 cilindri Ferrari (tanto da definirlo “musicale”) e ugualmente avviene in campo aeronautico, dove ciascuna era è legata a specifiche progettazioni motoristiche. Ora, se ci riferiamo ai più diffusi modelli di aerei civili francesi degli anni Venti, i motori impiegati erano tutti di tipo radiale o a “V”: il Farman F. 60 “Goliath” del 1919 li aveva radiali, il Blériot Spad 46 del 1921 era propulso da uno stupefacente Lorraine-Dietrich 12 Da, un 12 cilindri a “V”da 370 HP raffreddato a liquido; il Blériot 135 del 1924 ricorreva a 4 radiali Salmson 9Ab e via dicendo. Soltanto dagli anni Cinquanta in poi l’aviazione generale (in gergo, il civile e privato) ha fatto ricorso, nei piccoli aerei, a motori cilindri orizzontali o in linea, con un’egemonia pressoché totale da parte degli Statunitensi Continental e Lycoming (…) Probabilmente a qualcuno simili osservazioni appariranno capziose, ma se in altre ricostruzioni non si scambierebbe mai una viola da gamba con un violoncello o un flauto di Boehm con uno barocco, in questo caso la differenza sonora (volume, timbro, grana) è incomparabilmente maggiore.

Sergio Miceli, Musica e cinema nella cultura del Novecento, Milano, Sansoni, 2000

Copia proveniente da

Musica di George Antheil. Con il permesso di Ricordi - BMG
Eseguita da: Playground Ensemble + Brake Drum Percussion: Maurizio Deoriti, Virginia Guastella, Stefano Malferrari, Carlo Mazzoli (pianoforti); Pietro Bertelli, Gianni Casagrande, Andrea Berto, Andrea Mascherin, Davide Michieletto, Elisa Biasotto e Lorena Donè (percussioni). Dirige Marco Dalpane.