L’ASSASSINAT DU DUC DE GUISE

André Calmettes, Charles Le Bargy

T. it.: L’assassinio del Duca di Guisa; Prod.: Pathé Frères 35mm. D.: 11′ a 16 f/s. Musica originale di Camille Saint-Saens

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Camille Saint-Saëns, ultimo dei grandi compositori romantici francesi, esplorò durante la sua carriera tutti gli ambiti della composizione: musica da camera, sinfonie, concerti per piano, musica per balletto e opera. Non stupisce dunque che abbia voluto estendere la sua maestria anche alla musica per film. La partitura, scorrevole ed elaborata, soddisfa in pieno le aspettative sottese alle opere di Saint-Saëns.

Timothy Brock

La sceneggiatura di Henri Lavedan (dell’Académie française) pubblicata su “l’Illustration”, era un abile racconto per immagini, e l’interpretazione di Le Bargy (della Comédie française) fu intelligente anche se caricata. Le scenografie di Bertin riproducevano gli storici saloni di Blois. La partitura di Saint-Säens fu la prima scritta per un film. (…) Nel 1922 Griffith aveva detto a Robert Florey: “Il miglior ricordo che ho del cinema? La sensazione che provai una dozzina d’anni fa, assistendo a un film meraviglioso, Assassinat du Duc de Guise. Fu per me una vera rivelazione. Ah! Se i vostri compatrioti avessero potuto continuare a produrre film di questo genere (tenendo conto naturalmente dei nuovi metodi), sarebbero oggi i primi cineasti del mondo”. Apprezzamento che potrebbe sembrare esagerato, se Carl Dreyer non avesse espresso anch’egli nel 1927 tutta la sua ammirazione per il film.
La rivoluzione suscitata da quest’opera è stata analizzata in modo preciso da Victorin Jasset, in un testo del 1911: “Tutte le regole osservate sino allora si dimostrarono vane. Gli artisti recitavano senza correre, rimanevano immobili e s’otteneva così un effetto di maggiore intensità. Anche se vi si scorgevano difetti di mestiere ben comprensibili (…), Le Bargy aveva composto il suo personaggio con una ricchezza di particolari ch’era di per se stessa una rivelazione. Un novellino portava dei principi nuovi e il suo metodo si dimostrava il più giusto. All’infuori di qualche regola tecnica, non restava più nulla dell’antica scuola”. Il successo del Duc de Guise determinò il sorgere del “film d’arte” negli Stati Uniti e in tutta l’Europa, soprattutto in Italia.

Georges Sadoul, Dizionario dei film, Éditions du Seuil, Parigi, 1965 (ed. it. Sansoni, 1990)

 

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