L’armée Des Ombres
T. It.: L’armata Degli Eroi; Sog.: Dal Romanzo Omonimo Di Joseph Kessel; Scen.: Jean-Pierre Melville; F.: Pierre Lhomme, Walter Wottitz (Riprese Aeree E Marittime); Mo.: Frantoi- Se Bonnot; Scgf.: Théobald Meurisse; Mu.: Eric De Marsan; Su: Jacques Carrère; Lnt.: Lino Ventura (Philippe Gerbier), Paul Meurisse (Luc Jardie), Jean-Pierre Cassel (Jean-Frantois Jardie), Simone Signoret (Mathilde), Claude Mann (Claude Ullmann, Detto “Le Masque”), Paul Crauchet (Félix), Christian Barbier (Guillaume Vermesch, Detto “Le Bison”), Serge Reggiani (Il Barbiere), Alain Libolt (Paul Dounat, Il Traditore); Prod.: Robert Dorfmann Per Les Films Corona (Paris)/Fono (Roma); Pri. Pro.: Parigi, 12 Settembre 1969; 35 Mm. D.: 135′.
Scheda Film
Era da oltre vent’anni che l’ex partigiano Jean-Pierre Grumbach – il vero nome di Melville – avrebbe voluto trasporre sullo schermo il romanzo di Joseph Kessel (uscito nel 1943), per rievocare le lotte sotterranee della Resistenza francese. “Trasformai un racconto sublime, un meraviglioso documentario sulla Resistenza, in una fantasia retrospettiva”. Terzo e ultimo capitolo di un ideale trittico sull’Occupazione (dopo Le silence de la mer, 1948, e Léon Morin, prètre, 1961), L’armée des ombresè un film sotto il segno malinconico della solitudine, che domina la condizione dei partigiani impegnati in strategie ed esposti ai pericoli incombenti e onnipresenti del tradimento. La solitudine, tinta essenziale della poetica melvilliana, è la condizione obbligata nelle scacchiere crudeli della guerra contro l’occupante, che impongono ai partigiani l’orrore di trasformarsi in assassini dei loro stessi amici perché non li tradiscano. Come nei grandi noir di Melville, il tempo della narrazione alterna azioni serrate ad attese inquietanti, che spesso preludono alla morte, inflitta o subita. Da ricordare la sequenza della sfilata delle truppe naziste lungo gli Champs-Elysées, come la scena di un trionfo solenne e funebre. L’edizione italiana è stata vergognosamente tagliata di 33 minuti e lo stesso accadrà al successivo film di Melville, Le cercle rouge (1970).
Roberto Chiesi