Langlois

Elia Gershon, Roberto Guerra

F., M.: Eila Hershon, Roberto Guerra. Int.: Henri Langlois, Jeanne Moreau, Ingrid Bergman, Simone Signoret, Lillian Gish, Catherine Deneuve, Francois Truffaut, Jean Renoir, Viva, Kenneth Anger. Prod.: Eila Hershon, Roberto Guerra . DCP. D.: 52′. Bn e Col.

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Vivace omaggio al grande cinefilo e fondatore della Cinémathèque Française, questo documentario offre un ritratto stravagante e aneddotico che alterna interviste ad amici e colleghi di Langlois e filmati di lui che cammina per Parigi parlando a ruota libera un po’ di tutto, dalla casa in cui visse Jean Renoir ai cigni bianchi e neri che si sofferma a osservare in un parco.
“Questo nero bellissimo è il nero del cinema” dice indicando un cigno. “Questo” aggiunge indicandone un gruppo “è il bianco e nero del cinema. E il rosso” conclude riferendosi al becco del cigno nero, “è il cuore del cinema”. Questo ritratto realizzato da Eila Hershon e Roberto Guerra dimostra che Langlois riusciva a vedere risvolti cinematografici praticamente ovunque, e con appassionata intensità. Simone Signoret racconta come egli fosse capace di interrompere la proiezione di un film se pensava che il pubblico non fosse all’altezza di ciò che stava vedendo: “‘No, siete troppo stupidi’ diceva, e poi proiettava La corazzata Potëmkin nel soggiorno del piccolo appartamento di sua madre, durante l’occupazione tedesca, quando la proiezione di un film sovietico avrebbe potuto metterlo nei guai”. Langlois stesso ricorda che da bambino trovava “quasi insopportabile” guardare film d’ambientazione moderna, perché non riusciva a credere che fossero opere di finzione. Per questo guardava i film storici. Era “un uomo dal destino segnato, nato per fare una sola cosa”, racconta Lillian Gish, intervistata nel documentario insieme a Ingrid Bergman, Catherine Deneuve, Jean Renoir, Jeanne Moreau e François Truffaut. Langlois passa in rassegna le case in cui ha vissuto e gli edifici che hanno ospitato la Cinémathèque, della quale si intravede la sede attuale. C’è anche un breve spezzone di cinegiornale che ritrae le animate proteste scoppiate in seguito alla breve destituzione di Langlois dall’incarico di direttore della Cinémathèque all’inizio del 1968, proteste che sono state considerate un antecedente del maggio francese.
Quel che emerge, con forza ancor maggiore dell’amore di Langlois per il cinema, è l’immenso senso di gratitudine espresso nei suoi confronti da tutti coloro che partecipano a questo affettuoso tributo.

Janet Maslin, Langlois at public, “The New York Times”, 5 agosto 1983

 

 

Copia proveniente da

Restaurato nel 2014 da Cinémathèque française e Kathy Brew