Lady Windermere’s Fan
Sog.: dall’omonimo lavoro teatrale di Oscar Wilde; Scen.: Julian Josephson; F.: Charles Van Enger; Scgf.: Harold Grieve; Int.: Ronald Colman (Lord Darlington), Irene Rich (EdithErlynne), May McAvoy (Lady Windermere), Bert Lytell (Lord Windermere), Edward Martindell (Lord Augustus), Helen Dunbar (duchessa); Prod.: Ernst Lubitsch per Warner Bros. 35mm. D.: 89’ a 22 f/s.
Scheda Film
Il film realizzato da Ernst Lubitsch a partire da Lady Windermere’s Fan non è facilmente riconducibile alla commedia di Oscar Wilde, perché Lubitsch ha preso dall’originale solo la trama, alla quale di solito nessuno ha mai prestato molta attenzione. Una trama in sé antiquata, banale, forse anche dozzinale e quindi perfetta agli occhi dei produttori di Hollywood. Lubitsch elimina
l’umorismo brillante e quell’atmosfera di cinismo che in precedenza aveva messo in ombra e reso tollerabile questa commedia estremamente convenzionale, per poi attribuirle una fotografia così meravigliosa e dirigerla con una tale maestria da trasformarla in un film molto gradevole. Le strade grigie di Londra, le figure in abiti bianchi o che si aggirano in stanze dai soffitti altissimi o che guardano fuori da finestre dalle lunghe tende, dimostrano come il suo stile assolutamente personale, la sua ingenuità teatrale e il suo talento nel riprendere gli avvenimenti comuni da un’angolazione insolita e rivelatrice, anche se meno divertenti che in Kiss Me Again, sono sempre estremamente efficaci.
In una delle prime proiezioni di Lady Windermere’s Fan, gli spettatori hanno avuto anche la dimostrazione di un altro aspetto del genio di Lubitsch, e cioè della sua capacità di indurre gli attori a incarnare i suoi ideali. Irene Rich, l’attrice che interpretava Mrs. Erlynne, si è presentata sul palco per fare un breve discorso. Nel ruolo della brillante avventuriera, Irene Rich aveva riscosso un notevole successo: una brunetta intelligente, slanciata, incantevole, con un’aura affascinante di dolcezza e franchezza che lasciava comunque trasparire l’esercizio di un tatto misurato, il prodotto di frequentazioni mondane. Ma di persona, la signorina Irene Rich era qualcosa di notevolmente diverso: una florida ragazza californiana, bionda come una pesca del Pacifico e solida come una sequoia, che fino a quel momento sembrava aver sempre e solo interpretato ruoli di mogli tradite e abbandonate. Il fatto che Lubitsch avesse intravisto in lei le doti per interpretare Mrs. Erlynne e che le avesse permesso di esprimerle dimostra quanto l’abilità di un regista possa fare la differenza per l’interpretazione di un attore. Questo forse è ancor più importante nel cinema che non a teatro, perché nei film gli attori non recitano davanti a un pubblico, ma solo davanti al regista, e il rapporto tra i due è ancor più stretto e diretto. Si dice che alcuni registi abbiano effettivamente un potere quasi ipnotico sui loro attori. Chissà quante belle ragazze e quanti giovani pappagalli di Hollywood avrebbero potuto essere trasformati in rispettabili interpreti di bei film se solo ci fossero stati più registi tedeschi d’importazione a ipnotizzarli.
Edmund Wilson, A German Director in Hollywood (24 marzo 1926), in The American Earthquake, Doubleday Anchor Books, 1958