LADIES SHOULD LISTEN
Sog.: dalla pièce omonima (1933) di Guy Bolton, adattamento della pièce La Demoiselle de Passy di Alfred
Savoir. Scen.: Claude Binyon, Frank Butler. F.: Henry Sharp. M.: Eda Warren. Scgf.: Hans Dreier, Ernst Fegté. Mus.: Tom Satterfield. Int.: Cary Grant (Julian de Lussac), Frances Drake (Anna Mirelle), Edward Everett Horton (Paul Vernet), Nydia Westman (Susie Flamberg), Rafael Corio (Ramon Cintos), Rosita Moreno (Marguerite Cintos), George Barbier (Joseph Flamberg), Charles Ray (Henri), Charles E. Arnt (Albert), Ann Sheridan (Adele). Prod.: Douglas MacLean per Paramount Pictures. 35 mm
Scheda Film
Archie Leach, il giovanotto di Bristol che diventerà Cary Grant, debutta a Hollywood diretto da Tuttle nel lubitschiano This Is the Night (1932). Nel film c’è più Leach che Grant, ma nel 1934 l’astro nascente appare in ben quattro film, il migliore dei quali (e quello che maggiormente contribuì alla sua ‘carygrantità’) è questo Ladies Should Listen. Si direbbe che Tuttle abbia fatto per il primo Grant quel che Hitchcock farà per il Grant del periodo di mezzo. Qui l’attore interpreta un sofisticato francese, Julian de Lussac, di ritorno a Parigi dal Sudamerica senza i mezzi per sostenere il proprio tenore di vita. Quando la risposta a tutti i problemi pare materializzarsi in una fidanzata ricca, il corteggiamento lo rende sordo al richiamo del cuore e gli fa ignorare la centralinista di lui segretamente innamorata. Nel cast c’è anche Edward Everett Horton, che con il suo solito fascino frastornato persegue i propri obiettivi di conquista riscuotendo quasi altrettanto successo, seppure con meno tatto. Grazie all’inatteso intervento dell’amore, quella che inizia come una storia di donnaioli conduce a una migliore comprensione dell’animo femminile. Per trasporre la natura seduttiva dell’arguta sceneggiatura di Claude Binyon e Frank Butler, Tuttle si serve di tecniche che all’inizio degli anni Trenta ha ormai affinato: valorizza i tempi degli attori e il ritmo delle scene ricorrendo a pochi punti di ripresa. Anche quando sembra che nulla possa spezzare l’impianto teatrale della scena, un’ironica panoramica dai personaggi a una statua e ritorno – dall’allusione sessuale a una nota più umana ed emotiva – trasforma in cinema ciò che sembra fare a pugni con l’obiettivo. Come spesso accade nelle commedie di Tuttle, la battaglia dei sessi si svolge in un luogo che si presta a incantevoli intrighi e scherzose trame, con dispositivi e spazi ingannevoli come porte segrete, scale ammiccanti e marchingegni, compreso un generatore di temporali!