Rosi dà forma a La sfida muovendo la macchina da presa nelle viuzze popolari della città e nella campagna circostante, dominata dalle orticolture; sceglie come scenografia le case popolari dei quartieri spagnoli, nei cui cortili interni, balconi e terrazze si agita tutta una popolazione che vive di espedienti; mostra le nuove costruzioni con grandi finestre panoramiche affacciate sul golfo di Napoli; ci fa scoprire anche le sale da gioco – biliardo o pelota basca – dove gli scommettitori si danno da fare in un’atmosfera che evoca certi film noir americani.

Così, all’incrocio di influenze diverse, tra film criminale e film politico, thriller e dossier sociologico, La sfida, nello splendore decadente di una città dalla luce accecante, individua l’origine del male in quei comportamenti che tagliano l’economia di una regione e soggiogano l’energia di chi potrebbe avere la forza di provocare un cambiamento alla tirannia del denaro.

Jean A. Gili, Francesco Rosi, Études Cinématographiques Vol. 66, 2001