LA PROMESSE

Jean-Pierre Dardenne, Luc Dardenne

Scen.: Jean-Pierre Dardenne, Luc Dardenne, Alphonse Badolo, Léon Michaux. F.: Alain Marcoen. M.: Marie-Hélène Dozo. Scgf.: Igor Gabriel. Mus.: Jean-Marie Billy, Denis M’Punga. Int.: Jérémie Renier (Igor), Olivier Gourmet (Roger), Rasmane Ouedraogo (Hamidou), Assita Ouedraogo (Assita), José Dumst (Seydou), Sophia Leboutte (Maria), Hachemi Haddad (Nabil), Lyazzide Bakouche (Mustapha), Christiane Mutshimuana (Rosalie), Florian Delain (Riri). Prod.: Hassen Daldoul, Luc Darnenne per Les Films du Fleuve (Liège), RTBF – Radio Télévision Belge Francophone, Samsa Film (Luxembourg), Touza-Films (Tunis). DCP. D.: 90’. Col.

info_outline
T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

La Promesse ruota attorno a un adolescente, Igor (Jérémie Renier), che rimane invischiato nei traffici del padre, responsabile dell’opportunistico e spietato sfruttamento di un gruppo di immigrati di varie nazionalità. […] Il lavoro – o meglio la mancanza di un lavoro – è al centro di La Promesse, e lo sarà anche in tutti i film successivi dei fratelli Dardenne. I personaggi emergono e si definiscono principalmente attraverso i movimenti e i gesti del loro lavoro, sia esso legale o illegale, regolare o occasionale, di squadra o solitario. In questo si scorge l’influenza del passato personale dei due registi, cresciuti in un contesto in cui la fatica del lavoro fisico era fondamentale nel creare l’identità e l’unità della loro regione. Gran parte della verosimiglianza e dell’intensità dei film dei Dardenne deriva dalla capacità di rappresentare con franchezza la crisi personale di individui disposti a fare quasi tutto in cambio del denaro che garantisce loro la sopravvivenza. I fratelli ritengono però che il cinema e la televisione tendano a ignorare il nuovo sottoproletariato urbano o a considerarlo come semplice oggetto di opere di bene: per questo evitano accuratamente di inserire i loro personaggi – bianchi o neri, stranieri o belgi – in situazioni che li caratterizzino semplicemente come vittime. […] Rappresentazione di una profonda questione etica in un contesto quotidiano e ritratto dell’emarginazione urbana nell’epoca postmoderna, in virtù di uno stile nuovo e personale La Promesse supera le limitazioni dell’ennesimo esercizio di realismo sociale per distinguersi come opera d’arte cinematografica originale. Conservando la forza documentaristica delle loro prime opere, i Dardenne svelano un cinema che si aggrappa al corpo e alla materia quali principali strumenti d’espressione delle idee. Questo comporta un’attenzione estrema per le persone e gli oggetti, e dunque un esteso utilizzo del primo piano. Quasi dieci anni dopo, lamentando che la sceneggiatura di L’Enfant è troppo appesantita dalle idee e dalla psicologia dei personaggi, Luc insisterà che “bisogna occuparsi degli oggetti, delle piccole azioni concrete, degli accessori, delle manipolazioni degli accessori, delle cose, degli stratagemmi”. È convinto che il cinema tratti di “cose molto concrete”, come la corda costruita da Fontaine con pezzi di coperta e il fil di ferro della rete del letto in Un condannato a morte è fuggito di Bresson. […] Il successo di questo sguardo telescopico – che permette allo spettatore di diventare intimo testimone della vita quotidiana in un luogo anodino – dipende anche dalla mobilità della macchina da presa e dalla sua prossimità agli oggetti e alle persone. Questo stile poggia saldamente sullo spazio implicito che si trova oltre l’inquadratura, uno spazio che di proposito nasconde più di quel che mostra. […]
Con La Promesse il mondo cinematografico internazionale ha conosciuto i Dardenne come autori caratterizzati da un realismo intransigente, da un’etica della responsabilità umana e da una visione cinematografica originale. Da allora i due fratelli non hanno riposato sugli allori: il film è stato il punto di partenza di una carriera di grande rilievo.

Philip Mosley, The Cinema of the Dardenne Brothers, Wallflower Press, Londra-New York 2013

 

La recensione su Cinefilia Ritrovata

Copia proveniente da

Restaurato in 4K da Cinémathèque Royale de Belgique, in collaborazione con Les Films de Fleuve e il supporto di Belspo e Fonds Baillet Latour, a partire dal negativo originale. Il restauro del suono è a cura di L’Equipe