LA PETITE VENDEUSE DE SOLEIL

Djibril Diop Mambéty

Scen.: Djibril Diop Mambéty. F.: Jacques Besse. M.: Sarah Taouss-Matton. Mus.: Wasis Diop. Int.: Lissa Baléra (Sili Laam), Moussa Baldé (il bambino in sedia a rotelle), Dieynaba Laam (la nonna), Tairou M’Baye (Babou Seck), Oumou Samb (la donna pazza). Prod.: Silvia Voser per Waka Films, Cephéide Productions, Maag Daan. DCP. D.: 45’. Col.

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Il cinema è nato in Africa perché in Africa è nata l’immagine. Gli strumenti, certo, sono europei, ma la logica e la necessità creativa risiedono nella nostra tradizione orale. Come dico sempre ai bambini, per fare un film basta chiudere gli occhi e visualizzare le immagini. Quando apri gli occhi il film è già lì. Voglio che questi bambini capiscano che l’Africa è una terra di immagini, non solo perché le immagini delle maschere africane hanno rivoluzionato l’arte mondiale, ma anche come conseguenza, semplice e paradossale, della tradizione orale. La tradizione orale è una tradizione di immagini. Ciò che si racconta è più forte di ciò che si scrive; la parola si rivolge all’immaginazione, non all’orecchio. L’immaginazione crea l’immagine e l’immagine crea il cinema, e noi siamo dunque in linea diretta i progenitori del cinema.

Nwachucwu Frank Ukadike, Conversation with Djibril Diop Mambéty, “Transition 78”, n. 2, 1999

La Petite vendeuse de soleil è la seconda parte di una trilogia pensata da Djibril Diop Mambéty come una celebrazione della “piccola gente” presa nella morsa di un’economia globale che, per dirla con le sue parole, è “impazzita”. Il film fu girato nell’ultimo anno di una lunga e debilitante malattia, con finanziamenti scarsi o nulli, e alla morte del regista, il 23 luglio 1998, si trovava ancora in sala di montaggio. Fu completato e inserito nel circuito distributivo dei film africani da un gruppo di fedeli collaboratori che comprendeva anche il fratello musicista, Wasis Diop [e la produttrice Silvia Voser]. Eppure La Petite vendeuse è un film pieno di vita che riversa sugli spettatori tutto il suo amore, riservando ai cechi, ai paraplegici e ai disabili uno sguardo di rispettoso affetto. Vi prendono parte attori devastati dall’alcolismo e perfino poliziotti corrotti dipinti sotto una luce benevola. Nel suo ultimo gesto creativo Djibril Diop Mambéty riafferma i tratti dominanti del cinema senegalese degli anni Novanta e orchestra due delle tematiche più pervasive della sua opera: il destino dei bambini di strada e il valore dell’esperienza musicale in tutte le sue declinazioni.

Sada Niang, Histoires de petites gens: La petite vendeuse de soleil, “African Studies Review”, n. 1, aprile 2001

Copia proveniente da

Restaurato in 2K nel 2019 da Waka Films con il sostegno di Institut français, Cinémathèque Afrique e CNC – Centre national du cinéma et de l’image animée, in accordo con Teemur Mambéty, presso i laboratori Éclair a partire dal negativo originale