La Nave Delle Donne Maledette

Raffaello Matarazzo

Sog.: dal romanzo Histoire de 130 femmes di Léon Gozlan. Scen.: Raffaello Matarazzo, Aldo De Benedetti, Ennio De Concini. F.: (Gevacolor) Aldo Tonti. Mo.: Leo Catozzo. Scgf.: Piero Filippone. Co.: Dario Cecchi. Mu.: Nino Rota. Int.: Kerima (Rosario), Ettore Manni (Pedro Da Silva), May Britt (Consuelo), Tania Weber (Isabella), Elvy Lissiak (Carmen), Luigi Tosi (capitano Fernandez), Marcella Rovena (Rosa), Giorgio Capecchi (Mac Donald), Olga Solbelli (Anita), Giovanna Ralli (deportata). Prod.: Excelsa Film DCP. D.: 101’. 

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

In questo film non esiste una successio­ne logica, come nel mélo classico che ha pretese più intellettuali, ma una serie di scene, che si legano l’una all’altra non senza qualche problema, che si affidano quasi tutte a luoghi comuni, ma riscattati dalla loro valenza di simboli pavloviani. Senza spiegazioni superflue e affidando­si esclusivamente ai riflessi condizionati degli spettatori avvezzi al genere, si risve­gliano in loro, con immagini canoniche, l’odio, la disperazione o la pietà; si susci­tano le lacrime. Il risultato può paragonar­si ai collage surrealisti dove, ritagliando degli elementi banali, si arriva con il loro assemblaggio a far scaturire l’insolito dal solito. Ma evidentemente, al cinema, ogni poesia è involontaria. […] Bisogna segna­lare l’erotismo esacerbato della sequenza della rivolta dove ogni donna attaccata da un marinaio lo bacia sulla bocca, renden­dolo docile e complice. Il capitano, pri­ma di essere ucciso a sua volta, uccide Isabelle a colpi di frusta (ma lei gli dice: “ho pagato la tua complicità con il mio corpo”) e tutto si conclude in un’orgia con dei neri che danzano, il vino che bagna i seni nudi delle ragazze, in una mesco­lanza indescrivibile di corpi. Disgustati da questo spettacolo, i due innamorati fuggono in una barca. La nave, rimasta in balia di se stessa senza equipaggio, s’i­nabissa. Ma, all’ultimo minuto, il cuoco ex curato recita il Pater Noster, le donne coprono i loro seni, tutti s’inginocchiano e la morte li sorprenderà in stato di grazia. In questo film – che mi ispira allegria come tantissimi, pessimi mélo quasi da­daisti, per l’assenza di costruzione narra­tiva e di accuratezza nella regia – i giornali femminili, la religione, l’erotismo, i grandi sentimenti si accavallano senza armonia e l’amore, radicalmente distinto dall’ero­tismo, prende spesso la sua rivincita, per­ché lo sfortunato spettatore, per quanto possa essere abituato a questi distinguo umani, completa egli stesso i vuoti. All’u­scita di La nave delle donne maledette in un piccolo cinema di quartiere, mi sono dedicato ad un’inchiesta personale rivol­ta al pubblico. Durante l’intero film, la coppia dei giovani protagonisti si scam­bia solo un bacio molto casto, ma tutti gli spettatori, senza la minima eccezione, avevano visto che Da Silva e Consuelo era­no andati a letto insieme.

Ado Kyrou, Amour – Erotisme & cinéma, Losfeld, Paris 1967

 

Copia proveniente da

Restaurato nel 2012 da Fondazione Cineteca di Bologna presso il laboratorio L’Immagine Ritrovata a partire da un positivo safety conservato presso la Cinémathèque Royale du Belgique