LA MODELLA
Sog.: Washington Borg. Cast: Stacia Napierkowska (Flora). Prod.: Film d’Arte Italiana; 35mm. L.: 925 m. D.: 38’ a 16 f/s. Col.
Scheda Film
«Nuda, ovvero Modella. La celebre Napierkowska si esibisce in questo film a «colori naturali». La signorilità delle scene e la grande arte della regina della scena muta non faranno mancare il pubblico, del quale la grande artista gode le simpatie.» («Corriere della Sera», 9/3/1917)
Il film è conosciuto anche con il titolo Flora la modella. Ebbe alcuni problemi con la censura; si registra, infatti, un intervento di quest’ultima nel terzo atto. Fu sostituita la frase, riportata in didascalia, «Siamo sicuri che quel nudo acquisterà di pregio» con «Siamo sicuri che essa acquisterà di pregio». Anche il titolo del film, che originariamente doveva corrispondere a quello del soggetto – Nuda – scritto da Washington Borg, fu cambiato. Il film fu distribuito in Italia in ritardo rispetto alla prima proiezione parigina, avvenuta il 27 ottobre del 1916; arrivò nelle sale italiane, infatti, solo nel marzo dell’anno successivo. La modella ha come protagonista Stacia Napierkowska, una danzatrice franco-polacca che si era fatta notare nel film della Pathé Notre Dame de Paris, diretto nel 1911 da Albert Capellani. Il film non fu un semplice successo, ma un vero e proprio trionfo, tanto che, in uno dei consueti incontri tra Lo Savio, Falena e Charles Pathé, i due italiani si pronunciarono dicendo: «La vorremmo qui con noi.» (Henri Bousquet, Vittorio Martinelli, in «Immagine», n. 8, 1988) Pathé fece inizialmente orecchie da mercante, preferendo presentare l’attrice-ballerina a fianco di grandi nomi, come Max Linder e Louis Feuillade. Nel 1914, costretto a ridimensionare la propria attività dallo scoppio della Prima Guerra Mondiale, decise di spedire la Napierkowska in Italia. Per la FAI l’attrice interpreterà ben diciannove film, molti dei quali diretti da Ugo Falena, diventando così la prima donna della casa di produzione italiana.
Il restauro del film è stato realizzato a partire da un negativo originale nitrato, trovato alla Cinémathèque Française. Grazie all’interpretazione dei codici dei colori inscritti sulla pellicola e attraverso il Desmetcolor, è stato possibile restituire alla copia i colori che la caratterizzavano un tempo. Le didascalie, assenti dal negativo, sono state ricreate a partire da materiale non filmico.
Alessia Navantieri, Michele Canosa