LA GLACE A TROIS FACES
S.: dalla novella omonima di Paul Morand. F.: Marcel Eywinger. Scgf.: Pierre Kéfer. In.: René Ferté (Lui), Suzy Pierson (Athalia), Jeanne Helbing (Lucie), Olga Day (Pearl), Raymond Guérin (il seccatore). P.: Les Films Jean Epstein. 35mm. L.: 868 m. D.: 40′ a 20 f/s.
Scheda Film
Le quindici pagine di La Glace à trois faces di Paul Morand, si fondono così in uno scénario di una semplicità e di una verità devota al cinema. Dopo i drammi falsamente senza fine, ecco un dramma che vorrebbe essere senza esposizione, né terreno di sviluppo, e che finisce bruscamente. Gli eventi non si succedono eppure si rispondono esattamente. I frammenti di molteplici passati vengono ad innestarsi su un solo oggi. L’avvenire esplode tra i ricordi. Questa cronologia è quella dell’animo umano. I personaggi si presentano ciascuno nella sua solitudine e il racconto li tiene definitivamente separati; nondimeno vivono insieme, l’uno per l’altro.
[…] Le prime narrazioni francesi, a scuola, si scrivono al presente. Il cinema racconta tutto al presente fino alle sue didascalie. In seguito, imparando meglio la grammatica e la retorica, gli alunni utilizzano per i loro scritti i passati e i futuri, mescolati, concordanti. È che non c’è un presente reale; l’oggi è uno ieri forse vecchio che prende per il collo un domani forse lontano. Il presente è una convenzione sfortunata. In mezzo al tempo, c’è una eccezione al tempo. Esso sfugge al cronometro. Guardate il vostro orologio: il presente strettamente inteso non c’è già più; e a parlare letteralmente, c’è di nuovo, ci sarà sempre un minuto dopo l’altro. Penso dunque ero. L’io futuro si trasforma in io passato; il presente non è che questa muta istantanea e incessante. Il presente non è che un incontro. Il cinema è la sola arte che possa rappresentare che cosa questo presente è.
Jean Epstein, in Comoedia, 18 novembre 1927