LA CENA DELLE BEFFE

Alessandro Blasetti

Sog.: dalla pièce omonima (1909) di Sem Benelli. Scen.: Alessandro Blasetti, Renato Castellani. F.: Mario Craveri. M.: Mario Serandrei. Scgf.: Virgilio Marchi. Mus.: Giuseppe Becce. Int.: Amedeo Nazzari (Neri Chiaramantesi), Osvaldo Valenti (Giannetto Malespini), Clara Calamai (Ginevra), Valentina Cortese (Lisabetta), Memo Benassi (Tornaquinci), Piero Carnabuci (Fazio), Lauro Gazzolo (Trinca), Alberto Capozzi (Ser Luca), Alfredo Varelli (Gabriello Chiaramantesi), Luisa Ferida (Fiammetta), Elisa Cegani (Laldòmine). Prod.: Giuseppe Amato per Cines. DCP.. Bn.

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Dalla pièce omonima di Sem Benelli (andata in scena la prima volta nel 1909, musicata per il teatro da Umberto Giordano nel 1924 e qui sceneggiata dal regista e da Renato Castellani), Blasetti trae un melodramma torbido e serrato, incredibilmente ambiguo e sanguinoso per l’epoca, pur dichiarando di averlo realizzato senza uno specifico interesse. A lungo ricordato per il primo seno nudo della storia del cinema italiano sonoro (quando Nazzari strappa la camicetta alla Calamai), ma in realtà preceduto da quello di un’anonima comparsa in Stella del cinema (1931) e di Vittoria Carpi in La corona di ferro (1941), il film colpisce ancor oggi per la forte componente omoerotica nella relazione tra i due antagonisti, intenti – più che a conquistare la donna contesa – ad assecondare le pulsioni autodistruttive all’interno del loro legame maledetto. E stupisce che Amedeo Nazzari, unanimemente considerato ai tempi l’incarnazione del maschio italiano per eccellenza, abbia accettato un ruolo così ambiguo, dove di fatto finiva per mettere in scena – direbbe uno psicoanalista – la rimozione della ‘femminilità repressa’, sua e di Osvaldo Valenti (qui al suo primo ruolo importante). Nasce proprio dal loro rapporto irrisolto, dal desiderio di prendere l’uno il ruolo dell’altro, la tragedia finale che assomiglia molto poco alla catarsi che lo spettatore potrebbe aspettarsi. E che si è trascinata dietro, con un po’ di eccessiva voglia introspettiva, anche una lettura politi del maschio nazionale, di Nazzari ma soprattutto del Duce.

Resta comunque l’ennesima dimostrazione, insieme alla bravura, pure della versatilità di Blasetti, capace di passare dalla ricostruzione fantasy di La corona di ferro al melodramma sanguigno di questa Cena, dove la messa in scena esalta il contributo delle scenografie di Virgilio Marchi e dei costumi di Gino Sensani. Solo per gli italiani: impossibile non sorridere alla battuta “Chi non beve con me, peste lo colga” che Nazzari rese popolare un paio di decenni dopo, sfruttandola per pubblicizzare in televisione un amaro nazionale (e che forse aiutò qualcuno a scoprire anche l’esistenza di Sem Benelli).

Paolo Mereghetti

Copia proveniente da

Digitalizzato in 2K nel 2021 da Ripley’s Film