KAHDEKSAN SURMANLUOTIA

Mikko Niskanen

Scen.: Mikko Niskanen. F.: Mikko Niskanen, Juhani Sarro, Seppo Immonen, Kimmo Simula, Juhani Voutilainen. M.: Jyrki Rapp. Scgf.: Jorma Lindfors. Mus.: Erkki Ertappa. Int.: Mikko Niskanen (Pasi), Tarja-Tuulikki Tarsala (Vaimo), Tauno Paananen (Tanu), Paavo Pentikäinen (Reiska), Elina Liimatainen (Ellu), Ari Vainiontaus (Ari), Mauno Argillander (Manu), Sulo Hokkanen (Sulo Kokki). Prod.: Mikko Niskanen per YLE. 35mm. Bn

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Kahdeksan surmanluotia nasce originariamente come una serie televisiva in quattro parti trasmessa dall’emittente finlandese YLE. Grazie al regista e storico del cinema Peter von Bagh, che per anni ne ha strenuamente promosso il restauro, questo film è oggi considerato un indiscusso capolavoro della cinematografia finlandese, fonte d’ispirazione di un’intera generazione di registi, tra cui Aki Kaurismäki. Al fine di onorare il lascito critico di Peter e la sua volontà di rispettare appieno l’estetica del film, si è deciso di optare per una ‘filiera integrata’ digitale-analogica. Alla scansione in 4K e al restauro dei negativi originali 16mm (A&B) si è optato dunque per un ritorno in pellicola su fine grain. Da questo elemento è stata stampata una copia 35mm e creato un nuovo internegativo di conservazione. Il restauro è stato completato dopo quasi tre anni di lavoro.
Si sa relativamente poco di Mikko Niskanen (1929-90), la cui produzione composta da quattordici titoli è estremamente discontinua. I primi tre trattarono della guerra, i tre successivi della giovinezza e poi arrivò Kahdeksan surmanluotia, un film di 316 minuti girato per la televisione e ispirato a un fatto di cronaca del 1969, l’uccisione di quattro poliziotti da parte del contadino Tauno Pasanen. In Finlandia il pubblico e gli esperti di cinema concordano nel considerarlo il capolavoro del cinema nazionale. Alcuni l’hanno paragonato alle opere di Béla Tarr, mentre secondo altri, più classicamente, è quello che avrebbero potuto essere le nove ore della versione completa di Greed.
Dopo aver terminato il suo sesto (e fallimentare) film, Niskanen aveva esaurito le energie. Come ebbe a dire, la storia di Pasanen “rivitalizzò la mia coscienza esanime […] Gli spari erano la conclusione di una lunga e logica serie di eventi […] Non ho scelto questo incarico, è lui che ha scelto me”.
Fu il punto di partenza per uno sconvolgente primo piano sulla povertà e su un uomo con le spalle al muro, al livello più elementare. La religione, l’istruzione, la morale e le varie peculiarità spirituali dell’ordine sociale della Finlandia rurale esercitano una forza schiacciante e danno le carte che il protagonista di Niskanen, Pasi, deve giocare: un uomo diventa un poliziotto che difende gli ideali della famiglia, della chiesa e della proprietà privata; un altro diventa un povero contadino.
Entrambi sono dotati di armi, entrambi sono vittime. Niskanen non ricorre al falso romanticismo o agli stereotipi del cinema umanista, né fa appello alla pietà, che vorrebbe dire posizionarsi a una certa distanza rispetto al materiale. Il film si concentra strettamente sugli elementi familiari del quotidiano, eppure sembra fluttuare in uno strano regno di dimensioni sconosciute che è allo stesso tempo psicologico, allucinatorio e concreto, ricco di osservazioni di taglio antropologico che appaiono affilate e talvolta spietate. Ci troviamo sicuramente dinanzi a un tipo di cinema che riproduce le tecniche della letteratura francese dell’Ottocento, come ha osservato Olaf Möller definendo Kahdeksan surmanluotia “zoliano”. Il protagonista prende la pistola ed è chiaramente responsabile delle sue azioni, ma il caso specifico ritratto da Niskanen possiede comunque una sorta di rilevanza universale, concreta e umana, che riunisce i fatti psicologici, biologici e sociali e con essi forma un pugno chiuso. Gli spari fatali fanno parte di una serie di circostanze sociali che non possono essere semplicemente ridotte a un ‘crimine’.

Peter von Bagh, The Four Seasons of Drinking, “Encore”, 2012

Copia proveniente da

Restaurato da The Film Foundation’s World Cinema Project, Yleisradio Oy, Fiction Finland ry e Cineteca di Bologna presso il laboratorio L’Immagine Ritrovata. Grazie al sostegno di Hobson/Lucas Family Foundation e al contributo dal Ministero della Cultura e dell’Istruzione della Finlandia, Tiina and Antti Herlin Foundation, Jane and Aatos Erkko Foundation