JIGOKUMON

Teinosuke Kinugasa

Sog.: Kan Kikuchi. Scen.: Teinosuke Kinugasa. F.: Kohei Sugiyama. M.: Shigeo Nishida. Scgf.: Kisaku Ito. Mus.: Yasushi Akutagawa. Int.: Kazuo Hasegawa (Morito Endo), Machiko Kyo (Kesa), Isao Yamagata (Wataru Watanabe), Yataro Kurokawa (Shigemori), Kotaro Bando (Rokuro), Jun Tazaki (Kogenta), Koreya Senda (Generale Kiyomori), Masao Shimizu (Nobuyori), Tatsuya Ishiguro (Yachuta), Kenjiro Uemura (Masanaka). Prod.: Masaichi Nagata per Daiei · 35mm. Col.

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

In Occidente Teinosuke Kinugasa è noto soprattutto per i suoi muti d’avanguardia, Kurutta ichipeiji (Una pagina di follia, 1926) e Jujiro (Incroci, 1928). Quest’ultimo fu uno dei pochi muti giapponesi ad arrivare in Europa prima della guerra. Ma la lunga carriera del regista si estese fino agli anni Sessanta, e il suo La porta dell’inferno, girato su pellicola d’importazione Eastmancolor, fu la prima produzione a colori della Daiei. Film in costume ambientato nel Giappone del periodo Heian, La porta dell’inferno narra la tragica ossessione amorosa di un guerriero per una donna sposata e si avvale delle appassionate interpretazioni di star del genere quali Kazuo Hasegawa e Machiko Kyo.
Anche se in patria non fu accolto con particolare entusiasmo, in Occidente il film vinse il primo premio a Cannes e l’Oscar per il miglior film straniero. Gran parte di questo successo derivava indubbiamente dall’abilità con cui Kinugasa e il suo direttore della fotografia Kohei Sugiyama impiegarono il colore. All’uscita del film negli Stati Uniti il critico del “New York Times” Bosley Crowther osservò che nel film di Kinugasa “l’uso del colore (Eastman) applicato agli ambienti giapponesi, tanto accurato nella composizione quanto ricco e complesso nella consistenza dei materiali, si situa a un livello tale da rendere il film paragonabile alla migliore arte giapponese”. Per molti anni queste qualità si persero completamente nelle copie sbiadite in circolazione; che il recente restauro le ha riportate a nuova luce.

Copia proveniente da