IT’S ALWAYS FAIR WEATHER
T. it: È sempre bel tempo; Scen.: Betty Com – den, Adolph Green; F.: Robert J. Bronner (Cin – emascope); Mo.: Adrienne Fazan; Scgf.: Hugh Hunt, Edwin B. Willis; Co.: Helen Rose; Mu. e orchestr: André Previn (testi delle canzoni di Betty Comden e Adolph Green); Int.: Gene Kelly (Ted Riley), Dan Dailey (Doug Haller – ton), Cyd Charisse (Jackie Leighton), Dolores Gray (Madeline Bradville), Michael Kidd (Angie Valentine), David Burns (Tim), Jay C. Flippen (Charles Z. Culloran), Steve Mitchell (Kid Mari – acchi), Hal March (Rocky Heldon), Paul Moxie (Mr. Fielding), Peter Leeds (Mr. Trasker), Alex Gerry (Mr. Stamper); Prod.: Arthur Freed per MGM-Metro Goldwyn Mayer; Pri. pro.: 11 agosto 1955. 35mm. D.: 102’. Col.
Scheda Film
È il 1945, la guerra è finita. I tre compa – gni d’armi che si ritrovano per un ultimo bicchiere al Tim’s Bar sulla Terza Avenue, prima di prendere ciascuno la sua strada, sono giovani e sono vivi, l’America ovvero il mondo (per cui hanno combattuto) gli appartiene, non hanno dubbi che si ritro – veranno ancora: tra dieci anni, stesso luo – go e stessa ora, sfidando la vita e le sue imboscate. Sono fratelli inconsapevoli dei marinai Kelly, Sinatra e Munshin di On the Town, e in realtà il film era stato pensato da Betty Comden e Adolph Green, nonché dallo stesso Gene Kelly, come un vero e proprio sequel: poi la MGM non riuscì a scritturare Sinatra e il progetto cambiò la pelle, ma non il cuore. Dieci anni dopo di nuovo on the town, ma non spira più la brezza di quel memorabile giorno a New York, i colori sono più cupi e anche l’amicizia, ciascuno concentrato su di sé e sui propri modesti fallimenti, risulta inacidita. Città amara, musical crepuscolare, esistenziale, ironico (le cose alla fine sembrano aggiustarsi, ma grazie a uno show televisivo ridicolo quanto anticipatore, che li vede tutti di nuovo Amici). Fu un set ansiogeno per Donen, se anni dopo definì la lavorazione “un incubo al cento per cento”. Eppure quel che più ci piace, oggi, sono proprio le tracce di sogno scuro di cui il film è disseminato, il ritmo rallentato e divagante, il divertimento selvaggio di certi numeri, la texture quasi iperrealista di altri. “La più originale e la più audace delle commedie musicali scritte da Comden e Green, dirette da Donen e Kelly e prodotte da Arthur Freed” (Jacques Lourcelles): e intanto Gene volteggia attraverso Times Square come se nemmeno avesse i pattini a rotelle ai piedi. Last but non least, qui Donen usa il Cinemascope con un’energia e una sperimentale complessità tali che, se non abbiamo mai visto It’s Always Fair Weather sullo schermo giusto, è come non averlo visto mai.