ITALIA K2 – Riprese di Mario Fantin

Col. 

 

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Montaggio realizzato nel 2021 a partire dalle riprese di Mario Fantin per il documentario Italia K2 di Marcello Baldi (Italia, 1955) per gentile concessione di Club Alpino Italiano. Selezione e montaggio a cura di Andrea Meneghelli. Testi di Albino Ferrari. Musica originale di Teo Usuelli orchestrata e adattata da Daniele Furlati per gentile concessione di Michele dall’Ongaro. Italia K2 di Baldi è stato restaurato dalla Cineteca di Bologna in collaborazione con il Centro di Cinematografia e Cineteca del CAI e il sostegno del Ministero della Cultura. Il restauro in 4K ha utilizzato il reversal e il negativo colonna originali messi a disposizione dal CAI, integrati, per le porzioni lacunose, da un interpositivo. Come riferimento per il grading ci si è avvalsi di una copia d’epoca 35mm conservata dalla Cineteca di Bologna. Tutte le lavorazioni sono state effettuate presso L’Immagine Ritrovata.

Nel 1954 il CAI (Club Alpino Italiano) patrocina una spedizione, diretta dal geologo Ardito Desio, che riuscirà, per la prima volta, il 31 luglio, a raggiungere il K2 nella subcatena del Karakorum. Fu impresa difficilissima perché, oltre a scalare gli 8608 metri della seconda vetta più alta del mondo, per raggiungere il campo base (situato a 4970 metri), bisognava compiere a piedi una marcia di avvicinamento di 240 chilometri, attraversando fiumi su zattere, ponti di vimini sospesi, e superare due ghiacciai con seicento portatori. A nove anni dalla fine della guerra, era anche la dimostrazione agli italiani e al mondo che l’Italia poteva lasciarsi alle spalle il ricordo della sconfitta.
Al seguito della spedizione era l’operatore e regista Mario Fantin, già conosciuto per le sue imprese fotografiche e cinematografiche in ambito alpinistico.

Le riprese furono realizzate utilizzando varie cineprese 16mm, un cavalletto per dare stabilità alle immagini e pellicola 16mm Kodachrome. Fantin effettuò tutte le riprese fino a 6560 metri, poi fu obbligato a fermarsi e istruì gli alpinisti che poterono così documentare la parte finale della scalata. Mai in precedenza riprese cinematografiche erano state effettuate a tali quote.
Al ritorno della spedizione, il CAI affidò la regia del film al trentino Marcello Baldi, documentarista d’esperienza che aggiunse alle immagini un controcanto girato in Italia e due voci off. La prima di Italia K2 avvenne il 25 marzo 1955, alla presenza del capo dello stato Luigi Einaudi. Il film ebbe un notevole successo, incassò 360 milioni di lire, poco meno di Grisbì di Becker e poco più del Delitto perfetto di Hitchcock.
In accordo con la Cineteca del CAI, la Cineteca di Bologna ha realizzato il restauro di Italia K2, che verrà mostrato in prima assoluta il prossimo anno, in occasione della settantesima edizione del Trento Film Festival. Lavorando al film ci siamo innamorati delle immagini di Mario Fantin, bolognese, di cui quest’anno ricorre il centenario della nascita. Con l’autorizzazione del CAI abbiamo immaginato di presentare, nella serata di chiusura del Cinema Ritrovato 2021, una versione di Italia K2 realizzata con le sole immagini di Fantin, senza commento parlato, con sottotitoli che raccontano gli aspetti salienti dell’azione, recuperando le musiche per coro e orchestra scritte, all’epoca, dal maestro Teo Usuelli. Il restauro restituisce tutta l’emozione alle immagini e all’impresa compiuta dagli uomini della spedizione, gli alpinisti e i ricercatori italiani, gli hunza, i pakistani, i portatori balti. Le immagini sono così potenti che si ha la sensazione di assistere al compimento dell’ultima odissea umana sulla terra. E le riprese, liberate dalla retorica dell’epoca, ci fanno riscoprire lo sguardo etico di Fantin, capace, in condizioni impossibili, di trovare sempre l’inquadratura giusta, quella che ci racconta lo spirito profondo di quest’avventura, il rapporto tra l’uomo e la natura, la bellezza suprema delle montagne, la sfida umana per superare i propri limiti.

Gian Luca Farinelli

Copia proveniente da

per concessione di CAI