IL QUADRO DI OSVALDO MARS

Guido Brignone

F.: Anchise Brizzi. In.: Mercedes Brignone, Domenico Serra, Giovanni Cimara, François-Paul Donadio, Armand Pouget. P.: Rodolfi. 1260 m. D.: 60’.

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Il quadro di Osvaldo Mars, completamente ignorato dal pubblico e presto liquidato dalla critica è opera di spicco tra quante abbiamo potuto recuperare in Italia e all’estero in occasione di questa rassegna.

“[…] È un film metadivistico, in cui il corpo della diva viene raddoppiato, trasfigurato nelle sembianze di Salomé, privato della sua funzione narrativa diretta, in cui la diva stessa non solo è vittima di una complessa vicenda, ma vi ha un ruolo sostanzialmente secondario. Il dramma passa per la distruzione dell’immagine divistica (la tela che viene squarciata) e per la rivelazione della verità, affidata ad una bambina resa muta dalla stessa visione del dramma che viene a lungo preclusa allo spettatore. Ad un montaggio notevolmente complesso, del tutto inedito nel cinema italiano dell’epoca, che sostiene perfettamente un’intricata struttura narrativa, si aggiunge una fotografia, una scelta di tagli di inquadrature e di illuminazione che pongono il film molto più vicino al cinema tedesco che a quello italiano. […]” (Canosa, Farinelli, Mazzanti in Sperduto nel buio, Cappelli Spettacolo, 1991).

Eleuterio Rodolfi (1876-1935) era figlio d’arte: suo padre, Giuseppe Rodolfi, era stato nel secolo scorso uno dei maggiori “brillanti” del palcoscenico italiano. Ed il figlio, seguendo le orme paterne, aveva iniziato giovanissimo a calcare le scene, dapprima con Arturo Garzes, poi con Vittorio Pieri e la “Talli Sichel-Tovagliari”; dopo un biennio con Ermete Novelli, era entrato in ditta con la “Talli-Gramatica Calabresi” ed infine era assurto al capocomicato con Clara Della Guardia.

Entrato all’Ambrosio alla fine del 1911, divenne subito attore di punta della Casa, cimentandosi anche nella regia, dirigendo varie opere di rilievo, tra cui vanno ricordate una spettacolare versione de Gli ultimi giorni di Pompei (1913), il patriottico Romanticismo (1915), Val d’Olivi (id.), da Barrili e La fiaccola sotto il moggio (1916) da D’Annunzio. Come attore fu invece lepido compagno di Gigetta Morano in numerosissime commediole di breve metraggio. Uscito dall’Ambrosio, costituì nel 1917 la Rodolfi-Film, utilizzando all’inizio gli studi della scomparsa Corona; nel 1919, alla morte di Ernesto Maria Pasquali, ne rilevò gli stabilimenti, incrementando la produzione della Casa che portava il suo nome. La Rodolfi risulta aver prodotto, tra il 1917 ed il 1922, quarantuno lungometraggi, fino a qualche tempo fa completamente sconosciuti perché considerati tutti perduti, per cui questo attivissimo attore-regista-produttore veniva appena ricordato come partner della Morano.

Dalla Cineteca di San Paolo del Brasile sono ora saltati fuori alcuni esemplari, in splendida copia, di questa ignota editrice. Si tratta di Roberto Burat, La fuga di Socrate, Stecchini giapponesi, Il rosario della colpa, l’Amleto con Ruggero Ruggeri, presente anch’esso in questa rassegna, come questo Il quadro di Osvaldo Mars.

Terminata l’attività produttiva col l gennaio 1923, Rodolfi divenne proprietario e gestore di un cinema; pose tragicamente fine ai suoi giorni nel 1935, suicidandosi: non riusciva più a sopportare le conseguenze dolorosissime di una infezione contratta al collo dallo sfregamento dei colletti duri che amava portare e che, col tempo, gli aveva reso impossibile ogni movimento della testa.

(Vittorio Martinelli)

 

Copia proveniente da