IL JOCKEY DELLA MORTE
Sog., Scen.: Alfred Lind. Int.: Alfred Lind, Miss Evelyn, Trude Nick. Prod.: Armando Vay (Vay Film – Milano) · 35mm. L.: 1177 m. (incompleto, l. orig.: 1600 m). D.: 57’ a 18 f/s. Col.
Scheda Film
La sezione dedicata al 1915 proposta quest’anno ha, tra i temi privilegiati, l’emigrazione. Il film Il jockey della morte è un omaggio a un fenomeno migratorio sui generis che riguarda alcuni attori e registi europei di talento che scelgono l’Italia come sede, seppur temporanea, della loro attività. Oltre al precursore Gaston Velle, assunto alla Cines di Roma nel 1906, a Segundo de Chomón, arrivato nel nostro paese nel 1912 e ad Adelardo Arias, ingaggiato all’Ambrosio di Torino nel 1915, a metà degli anni Dieci approda in Italia un nome noto del panorama cinematografico internazionale, l’apprezzato attore, direttore della fotografia, soggettista e metteur en scène danese Alfred Lind. Preceduto da una fama ormai consolidata, Lind realizzerà in Italia, in qualità di direttore artistico e attore, cinque film, tre dal 1914 al 1916 e altri due negli anni Venti, dopo aver fondato nel 1923 a Milano una propria società di produzione, la Lind Film.
Il jockey della morte è probabilmente il miglior esito cinematografico della permanenza in Italia di Alfred Lind. Girato in gran parte nel centro di Milano, il film si articola tra la scena circense di cui il regista è abile e poetico narratore e l’ambiente metropolitano della città. Il protagonista, che indossa il costume scheletrico dell’eroe mascherato o i vestiti eleganti del gentiluomo anglosassone, è costantemente al centro di una vorticosa serie di avventure, in cui gli inseguimenti mozzafiato in auto, le corse impazzite dei treni, le esplosioni catastrofiche di ponti diventano la traduzione in chiave modernista delle altrettanto spericolate acrobazie degli artisti circensi.
Giovanni Lasi