Il Generale Della Rovere

Roberto Rossellini

Sog.: dal romanzo omonimo di Indro Montanelli. Scen.: Sergio Amidei, Diego Fabbri, Indro Montanelli. F.: Carlo Carlini. M.: Cesare Cavagna. Scgf.: Piero Zuffi. Mus.: Renzo Rossellini. Su.: Ovidio Del Grande. Int.: Vittorio De Sica (Giovanni Bertone, falso generale Della Rovere), Hannes Messemer (colonnello Müller), Vittorio Caprioli (Aristide Banchelli), Nando Angelini (Paolo), Herbert Fischer (Walter Hageman), Mary Greco (madama Vera), Bernardino Menicacci (il secondino), Lucia Modugno (la partigiana), Franco Interlenghi (Pasquale Antonio). Prod.: Moris Ergas per Zebra Film, S.N.E. Gaumont. Pri. pro.: 7 ottobre 1959 35mm. D.: 138′. Bn.

info_outline
T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Quanti veri personaggi ho saputo creare? Stanno tutti sulle dita di una mano, guardi, sono meno degli Oscar che ho avuto come regista. Puoi andarli a prendere col lanternino: il mio primo film, Gli uomini che mascalzoni, il personaggio antieroico in un tempo in cui si facevano i film fascisti, i colonnelli, i giarabub. Camerini ebbe quel coraggio, e siccome io sono un personaggio antieroico mi trovai a mio agio. E uno. Poi l’avvocato nel film di Blasetti con la Lollobrigida, Altri tempi. Poi, ah quello sì, il mio giocatore nell’Oro di Napoli, quando gioco a carte col bambino… E l’ultimo, Il generale Della Rovere, che mi ha affidato Rossellini, forse una delle mie interpretazioni migliori. Finito, tutto qui. Non sempre si riesce a realizzare questa grande passione, di essere fedele a un personaggio.

Vittorio De Sica, in Giuliano Ferrieri, De Sica visto da De Sica, “L’Europeo”, n. 47, 21 novembre 1974

Un  discorso  del  tutto  particolare  merita Vittorio De Sica, così persuasivo e aderente al personaggio. Nei panni del generale Della Rovere, egli supera ogni più ottimistica  previsione. Una  vera  sorpresa;  da caratterista si innalza a eccellente attore, scusate se per la sua interpretazione siamo indotti a un elogio che sa di iperbole. Ma un po’ per colpa sua, un po’ di questo scervellato cinema italiano che come Tieste mangia i propri figli, De Sica sembrava fosse ormai condannato a restare prigioniero di se stesso. Gli attori infatti creano il loro genere da sé un po’ come il baco fa col bozzolo […]. È stato Rossellini a capire che egli come attore poteva esistere non soltanto come maresciallo da ‘Paneamorefantasia’. Nel Generale Della Rovere, De Sica è un fattore determinante del successo del film. Egli si direbbe creato apposta per la parte del bidonista Bertone, un piccolo lestofante che campa di espedienti alla giornata, pronto a passare indifferentemente  dalla cocaina all’orologio, dal ‘colpo’ alla stoccata. […] Tutta la prima parte del film che rappresenta una sorta di antefatto della vicenda che Indro Montanelli ha raccontato, delinea questo personaggio […], mostrandocelo nei suoi rapporti con una subrettina di quart’ordine (Giovanna Ralli), con una sventurata donna di malaffare (Sandra Milo), e con il suo mondo che gravita su improvvisate bische clandestine. […] Questo bidonista incallito, arrivato alla cinquantina, ha una faccia dignitosa che in tempo di guerra gli serve benissimo per spacciarsi per colonnello e, vantando immaginarie amicizie con gli alti ufficiali tedeschi, per riuscire a togliere denaro ai familiari dei partigiani arrestati, promettendo, in cambio, la liberazione dei loro congiunti. Il suo carattere salta fuori e vive nei rapporti con l’ufficiale tedesco (uno splendido Hannes Messemer) che lo rinchiude a San Vittore con il nome di un generale badogliano, perché gli riveli le fila dell’organizzazione partigiana. […]  In quella trappola di perseguitati preferisce alla fine farsi fucilare con gli altri piuttosto che tradire.

Maurizio Liverani, Trionfo di Rossellini, “Paese Sera”, 31 agosto 1959
 

Copia proveniente da