IL FIACRE N. 13
Sc.: Giuseppe Paolo Pacchierotti, da Le Fiacre n. 13 (1881) di Xavier de Montépin. F.: Giovanni Vitrotti. In.: Alberto Capozzi (l’apache Gian Giovedì), Elena Makowska (Berta Varny), Gigetta Morano (la figlia del ghigliottinato), Fernanda Negri-Pouget (la demente), Cesare Gani Carini (Renato Moulin), Vasco Creti (duca George de Latour), Umberto Scalpellini (il vetturino), Diana Karenne. P.: Ambrosio. Ultimo episodio: “Giustizia!”, Terzo episodio: “La figlia del ghigliottinato”. 35mm. L.: 1360 m. D.: 73′ a 18 f/s.
Scheda Film
Aymon Xavier de Montépin (1827-1902) è stato un prolifico romanziere, autore di interminabili storie a forti tinte, dapprima pubblicate a puntate su giornali a grande tiratura, poi anche rappresentate sui palcoscenici di tutt’Europa, veri e propri cavalli di battaglia delle più svariate filodrammatiche. Naturalmente il cinema non poteva ignorare un simile personaggio, e bisogna dire che è stata l’Italia, durante il periodo del muto, a portare sullo schermo molte delle sue opere, peraltro largamente apprezzate dai pubblici popolari, sensibili alle vicissitudini dei protagonisti, ma indifferenti alla coerenza delle trame, a volte veramente ingarbugliate, ed alle qualità stilistiche di quei film. Tra una Portatrice di pane (E. Vidali, 1916), S.E. l’Amore (A. Borgato, 1918), Il medico delle pazze (M. Roncoroni, 1919), Il ventriloquo (G. Brignone, 1920), Tre milioni di dote (C. De Riso, 1920), Canaglia dorata (A. Consalvi, 1921), tutte realizzate in più episodi da case produttrici minori, spicca questo Fiacre n. 13, uno dei più importanti feuilletons della produzione di Montépin, realizzato con dovizia di mezzi dalla Ambrosio e interpretato dai maggiori attori della casa torinese: Capozzi, la Makowska, Gigetta Morano, Fernanda Negri-Pouget, Vasco Creti e Diana Karenne in un cameo. Sfortunatamente, il film, diviso in quattri episodi, incappò nelle maglie della censura che non concesse il nulla osta al primo capitolo e quindi, quando apparve sugli schermi, così mutilato, andò incontro ad un modesto riscontro critico, anche se il pubblico, affascinato emotivamente dalle virtù perseguitate e dal finale castigo dei cattivi, gli riservò una calorosa accoglienza.
Vittorio Martinelli