IL CAPPELLO A TRE PUNTE

Mario Camerini

Sog.: dal romanzo omonimo (1874) di Pedro Antonio de Alarcón. Scen.: Ercole Patti, Ivo Perilli, Mario Soldati. F.: Massimo Terzano. M.: Fernando Tropea. Scgf.: Piero Filippone. Mus.: Ernesto Tagliaferri, Nicola Valente. Int.: Eduardo De Filippo (don Teofilo), Peppino De Filippo (Luca), Leda Gloria (Carmela), Dina Perbellini (donna Dolores), Enrico Viarisio (Garduña), Arturo Falconi (capitano della guardia), Giuseppe Pierozzi (Pasqualino), Cesare Zoppetti (Salvatore), Tina Pica (Assunta), Gorella Gori (Concettina). Prod.: Giuseppe Amato per Lido Film. 35mm. D.: 73’. Bn.

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Il cappello a tre punte cominciava con delle immagini ispirate alla Storia di Napoli di Benedetto Croce, un’opera che avevo studiato con Perilli. Il film era tratto da un’opera spagnola di Alarcón. Noi abbiamo rappresentato Napoli sotto la dominazione spagnola. C’erano all’inizio delle guardie spagnole che bastonavano un individuo dalle mani legate e che lo portavano in prigione. Può immaginare questa scena vista da Mussolini che ignorava tutto del contenuto del film. […] Senza vedere il film, De Feo, appena saputo che era finito, è andato a trovare Peppino Amato, il produttore, per dirgli: “Dammi Il cappello a tre punte, lo porto a Villa Torlonia per mostrarlo al Duce”. La Villa Torlonia aveva una sala di proiezione: tutta la famiglia di Mussolini assisteva. […] C’era un’altra scena sulla tassa di famiglia, ancora una cosa studiata in Benedetto Croce. C’era ancora una scena di gogna con dei condannati, contestatori che avevano manifestato contro il governo. […] Arrivato a questo punto, Mussolini si è alzato, ha gettato una sedia per terra ed è uscito dalla sala furioso dicendo: “Bella sensibilità politica, dopo tredici anni di fascismo”.

Mario Camerini, intervista di Jean A. Gili, in Mario Camerini: la nascita della modernità, a cura di Arnaldo Colasanti e Ernesto Nicosia, Edizioni Festival del Cinema di Roma, Roma 2011

 

Per dare il giusto tocco di napoletanità sono sufficienti Eduardo e Peppino (“Ho visto quel mugnaio che dicono che ti somigli”, dice la governatrice al proprio consorte) e con loro una scarmigliata e smargiassa Tina Pica al suo esordio nel cinema sonoro alla bella età di cinquant’anni (era apparsa nel 1916 in due film muti di Elvira Notari), che s’accapiglia con la mugnaia invidiata per la bellezza e le arti seduttive.
[…] Gli accenni di spagnolismo designano assai meno una determinazione formale profferta in omaggio all’originale e alle scelte ambientali, e molto di più, invece, un’accentuazione condotta a ditirambeggiare e ironizzare sulle stramberie e sulla pomposità del potere. Tant’è che il governatore Teofilo impersonato da Eduardo (in traduzione nostrana dell’alarconiano Conegidor), fa scialo di un cincischiato e biasciante fraseggio tra il dialetto e la lingua.

Gualtiero De Santi, La biblioteca di Camerini, in Mario Camerini: la nascita della modernità, a cura di Arnaldo Colasanti e Ernesto Nicosia, Edizioni Festival del Cinema di Roma, Roma 2011

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