IJUL’SKIJ DOZD’

Marlen Chuciev

T. int: July Rain. Scen.: Anatolij Grebnev, Marlen Chuciev. F.: German Lavrov. M.: Bulat Okudžava. Scgf.: Georgi Kolganov. Mus.: Jurij Vizbor. Su.: Boris Vengerovskij. Int.: Evgenija Uralova (Lena), Aleksandr Beljavskij (Volodja), Jurij Vizbor, Aleksandr Mitta, Alla Pokrovskaja. Prod.: Mosfilm. 35mm. D.: 108′. Bn.

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

I personaggi di Chuciev amano il loro paese e continuano a crederlo unico, nella convinzione di vivere in un’utopia realizzata, malgrado le ferite ancora aperte: il terrore staliniano, la guerra, che talvolta la loro mente confonde. Ma a risaltare è prima di tutto il loro movimento, che si tratti di Dva Fëdora (I due Fjodor), di Mne dvadcat’ let (Ho vent’anni) o di quest’ultimo film. Potranno sapere o meno dove stanno andando, come la protagonista di Pioggia di luglio, ma comunque si muovono, cambiano: a riprova di un’insoddisfazione, di una ricerca. Sono agli antipodi dei personaggi del cinema dei ‘grandi eroi’. Il loro movimento si incrocia con quello della macchina da presa. Sui titoli di testa, un lungo carrello laterale segue con insistenza la donna nelle vie di Mosca, e lei si volta verso l’obiettivo con infastidita curiosità. Il cinema del disgelo fu anche una liberazione della macchina da presa, a lungo immobilizzata all’altezza dei protagonisti. Le capitava di spiccare il volo, a volte con magniloquenza, ma qui lo fa in modo ben più deciso.
Film apparentemente gemello di Ho vent’anni, Pioggia di luglio è segnato dal disincanto, come ricorda lo sceneggiatore Anatolij Grebnev: “Alla fine degli anni Sessanta, sentivamo il rischio dell’indifferenza. Parole che pochi anni prima erano ancora vive e nuove stavano perdendo valore, andavano scomparendo. Gli ideali per i quali alcuni avevano sofferto si stavano tramutando in moneta di scambio nella vita quotidiana di altri. Insomma, ciò in cui credevamo si cancellava da sé davanti ai nostri occhi”.
Nelle ultime immagini, quando i personaggi del film sono già scomparsi, alcuni giovanotti restano ammutoliti davanti a una riunione di veterani. I reduci cantano la marcia verso Berlino dell’Armata Rossa. Chuciev ne parlò con Giovanni Buttafava: “Amo particolarmente il finale con il raduno dei veterani della guerra vicino al Teatro Bol’šoj. Avevo notato quasi per caso quegli incontri periodici, che nessuno aveva pensato di filmare. Decisi di non dare ciak, di girare quasi all’impronta: le comparse raccolte non sapevano quando la macchina da presa li riprendeva e quando no. Ho deciso, visto il risultato, di non mescolare quel materiale nella storia, ma di lasciarlo così, integro, come una digressione lirica” (Giovanni Buttafava, Aldilà del disgelo, Ubulibri, Milano 1987).
Forse è stato per il peso della storia che Chuciev ha preferito allontanarsi dalla creazione e dedicarsi all’insegnamento. Ma i suoi film restano.

Bernard Eisenschitz