I MOSTRI (episodi I due orfanelli e La nobile arte)

Dino Risi

T. int.: Opiate ’67. Sog., Scen.: Age e Scarpelli, Elio Petri, Dino Risi, Ettore Scola, Ruggero Maccari. Dial.: Ettore Scola, Ruggero Maccari. F.: Alfio Contini. M.: Maurizio Lucidi. Scen.: Ugo Pericoli. Mus.: Armando Trovajoli. Int.: I due orfanelli: Vittorio Gassman (il mendicante zoppo), Daniele Vargas (il cieco); La nobile arte: Ugo Tognazzi (Guarnacci), Vittorio Gassman (Artemio), Mario Brega (Rocchetti), Nino Nini (Zappalà), Ottavio Panunzi (Bordignon), Lucia Modugno (moglie di Artemio). Prod.: Mario Cecchi Gori per Fair Film, Incei Film, Mountfluor Films, Dicifrance 35mm. D.: 25′. Bn.

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Il film che elesse Risi maestro della commedia a episodi doveva in principio esser diretto da Elio Petri, accreditato come sceneggiatore, prodotto da De Laurentiis e interpretato da Alberto Sordi, ma fu oggetto di uno scambio con Il maestro di Vigevano. “Una serie di ritratti esemplari pieni di una sfiducia di fondo nell’umanità che veniva dal boom” lo definì il suo autore. I mostri è lo specchio prismatico di un’Italia in rapida mutazione antropologica. In venti episodi Risi mette alla berlina usi e malcostumi dell’italiano medio con le armi dell’ironia e della satira. I due orfanelli è uno dei brevissimi sketch (meno di tre minuti) in cui dimostra di saper ‘graffiare’ con pochi tratti essenziali. Un unico piano-sequenza sulla scalinata antistante la Basilica dei Santi Pietro e Paolo all’EUR di Roma. Due mendicanti: il cieco suona e canta, lo zoppo reclama la solidarietà dei passanti ma poi, per non perdere la propria fonte di guadagno, nega allo sfortunato compare l’opportunità di riacquistare la vista. Sintesi fulminea e corrosiva di comicità e cattiveria, svela nel beffardo villain di Gassman il volto cinico ed egoista di una società che sfrutta i più deboli. La nobile arte, l’episodio che chiude il carosello di mostruosità, e il più lungo, è invece quello in cui la risata si fa più amara. I personaggi di Guarnacci e Altidori, organizzatore d’incontri di boxe ormai fuori dal giro ed ex pugile istupidito dai colpi subiti che tentano un’impossibile rentrée, sono maschere comiche dietro cui si tocca con mano la desolazione di chi oramai vive ai margini ed è in partenza destinato a fallire. La forza del racconto sta tutta nella caratterizzazione dei due istrionici protagonisti: i corpi goffi e intorpiditi, le voci strascicate, quel ridicolo e straziante “So’ contento” ripetuto da Gassman volgono il ridicolo in tragico. Finale di nerissima ironia ‘alla Risi’.

Alice Autelitano

 

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