I FIGLI DI NESSUNO – Episodio 1

Ubaldo Maria Del Colle

T. int.: Nobody’s Children. Sog.: dal romanzo omonimo (1908) di Ruggero Rindi. Scen.: Ubaldo Maria Del Colle. F.: Vito Armenise. Int.: Leda Gys (Luisa), Ubaldo Maria Del Colle (Poldo), Ermanno Roveri (Gualberto ‘Balilla’), Alberto Nepoti (Arnaldo Carani), Léonie Laporte (contessa Carani), Ignazio Lupi (il curato), Giulio Berenzone (il padre di Luisa), Rita Almanova (Edvige). Prod.: Lombardo Film. DCP. Col. (da un nitrato imbibito)

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Per la famiglia Lombardo (e di conseguenza per il cinema italiano) I figli di nessuno è stata una specie di ossessione ricorrente. Una sorta di affare di famiglia, che ha finito per riguardare milioni di persone. Il romanzo di Ruggero Rindi, la cui prima edizione al momento accertata risale al 1908, è stato portato sullo schermo tre volte. In due casi, parliamo di film grandiosi (e premiati da grandissimo successo popolare). La prima versione è questa del 1921, prodotta dalla Lombardo Film di Gustavo Lombardo e interpretata da Giselda Lombardi (in arte Leda Gys). All’epoca i due, non ancora sposati, avevano già un figlioletto, di nome Goffredo. Esattamente trent’anni dopo, Gustavo muore e le redini della società, ora denominata Titanus, passano in mano al figlio. La prima produzione interamente curata da Goffredo sarà un altro I figli di nessuno, il terzo capitolo della fondamentale serie strappalacrime ordita con diabolica efficacia da Raffaello Matarazzo (con l’insostituibile complicità della coppia Nazzari-Sanson). In mezzo, per fare i puntigliosi, va registrata un’ulteriore versione, troppo impaludata nel mistico per reggere il confronto con le altre due: sempre prodotta dalla Titanus, diretta da Giulio Antamoro e Federico Sinibaldi, esce nel 1943 col titolo L’angelo bianco. A questo punto gli incroci cominciano a diventare molesti, visto che L’angelo bianco è anche il titolo del sequel dei Figli di nessuno che, nel 1955, Titanus-Matarazzo-Nazzari-Sanson porteranno magistralmente sullo schermo… Insomma, la storia dei (vari) Figli di nessuno è intricata quanto un feuilleton.

Tornando al film del 1921, qualche ottimo spunto lo andiamo a pescare da un vecchio articolo: “Personaggi che soffrono perché vittime di ingiustizie sociali, o perché travolti da umane ed eterne passioni, o perché schiacciati da un destino cieco e crudele. Vicende imperniate sulla verità della vita quotidiana, verità non cercata nei fatti esteriori, ma nella concretezza stessa dell’esistenza di ognuno”. Lo scrive Matarazzo sul quotidiano “L’Unità” nel 1955. Solo che non sta parlando di un film muto che (forse) non ha mai visto. Sta parlando del proprio cinema e della propria idea estetica di melodramma.

I figli di nessuno (entrambi!) è un’esperienza palpitante, onirica e realistica, confortante e crudele.

Andrea Meneghelli

 

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Copia proveniente da

Restaurato in 4K nel 2020 da Cineteca di Bologna con il contributo di MiC presso il laboratorio L’Immagine Ritrovata. Il restauro digitale si è basato sul controtipo negativo del restauro analogico realizzato nel 1998 dalla Cineteca di Bologna e dalla Cineteca Italiana a partire da due copie nitrato dell’edizione italiana (incomplete e in avanzato stato di decomposizione) e da una copia nitrato incompleta dell’edizione americana. Per il restauro digitale si è fatto nuovamente ricorso alla copia nitrato dell’edizione americana per integrare ulteriori parti mancanti e sostituire alcune parti significativamente danneggiate.