I CENTO CAVALIERI

Vittorio Cottafavi


Sc.: V. Cottafavi, Giorgio Prosperi, Enrico Ribulsi, José Maria Otero, da un soggetto di V. Cottafavi, G. Prosperi. F.: Francisco Marin. Mu.: Antonio Perez Olea. M.: Maurizio Lucidi. Scgf.: Ramiro Gomez. Cost.: Vittorio Rossi. Su: Domenico Guria. Cast: Mark Damon (Fernando Herrero), Antonella Lualdi (Sancha Ordoñez), Gastone Moschin (frate Carmelo), Wolfgang Preiss (Jeque), Barbara Frey (Laurencia), Rafael Alonso (Jaime Badanos), Hans Nielsen (Alfonso Ordoñez), Manuel Gallardo (Halaf), Salvatore Furnari (il capo dei predatori), Enrico Ribulsi (conte di Castiglia), Mirko Ellis (l’orbo), Manuel Arbò Clarin, Aldo Sambrell, Angel Ter, Mario Feliciani (sceicco Aben Galbon) e Arnoldo Foà (Gonzalo Herrero). Prod.: Domiziana Cin.ca. / International Germania Film / Productores Cinematograficos Unidos; 35mm. L.: 3154 m. D.: 114’. Col.

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Da sette o otto anni a questa parte è in corso una strana congiura fra l’autore di queste righe (classificato «di sinistra»), i macmahoniani nella loro innocenza (etichettati «di destra») e i giovani cinefili (ancor più avidi perché più giovani), per imporre a Parigi il nome di Vittorio Cottafavi come quello di un grande cineasta. […] Io non ho paura a dirlo: se Cottafavi raggiunge l’essenza del cinema, è perché ne ha compreso il carattere discontinuo. Forse al mondo, compreso Bois d’Arcy, i film sonori in cui ogni scena o ogni momento sono sia efficaci che belli di per sé non sono più di un centinaio. Perfino Messalina, rinnegato dall’autore, contiene delle bellissime cose, come il restringimento dello spazio durante la sanguinosa orgia finale. […] L’emozione è la chiave di questo cinema, in cui la noncuranza è soltanto apparente e l’economia dei mezzi un desiderio paradossale di lusso e voluttà (visto che la calma baudelairiana è sempre il risultato di qualche crisi risolutiva, sebbene i finali siano spesso melodrammatici o tragici). L’intelligenza e la precisione degli scopi di Cottafavi escludono inoltre, per quanto lo riguarda, qualsiasi ricorso al «caso»: se è un demone che lo guida, egli ne è cosciente. Il vero dramma dei suoi film è il dramma goethiano per eccellenza: «Fermati, sei così bello!» Ma la mutazione segreta della quantità in qualità esige una certa persistenza del materiale di base. In assenza di inimmaginabili «riedizioni», la tenacia di Cottafavi ci costringerebbe, malgrado lui e malgrado noi, a limitarci ai semplici ricordi; ma ecco finalmente sorgere I cento cavalieri!

Gérard Legrand, in «Positif», nn. 100-101, dic. 1968- gen. 1969

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