House Of Bamboo

Samuel Fuller


T. It.: La Casa Di Bambù; Sog.: Harry Kleiner; Scen.: Harry Kleiner, Samuel Fuller; F.: Joseph Macdonald; Mo.: James B. Clark; Scgf.: Stuart A. Reiss, Walter M. Scott; Co.: Charles Lemaire; Mu.: Leigh Harline; Su.: Harry M. Leonard, John D. Stack; Int.: Robert Ryan (Sandy Dawson), Robert Stack (Eddie Kenner), Shirley Yamaguchi (Mariko), Cameron Mitchell (Griff), Brad Dexter (Capitano Hanson), Sessue Hayakawa (Ispettore Kito), Biff Elliot (Webber), Sandro Giglio (Ceram), Elko Hanabusa; Prod.: 20th Century-Fox Film Corporation; Pri. Pro.: Los Angeles, 28 Giugno 1955 35mm. D.: 102’. Col. 

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

House of Bamboo è sia un film di guerra che un noir: Fuller era legato ad entrambi i generi per l’esperienza personale ed era molto consapevole che le prassi moderne del crimine erano conseguenze della guerra. House of Bamboo è un film spartiacque. Il tema di base è, infatti, la demarcazione continua delle frontiere tra l’apparenza e la realtà. Nulla è certo, nulla è quello che sembra. Il protagonista “Eddie Spanier” si infiltra con una falsa identità tra i gangster che controllano il mondo degli affari a Tokyo. Nonostante sia un membro dell’esercito, si comporta nella sua vita lavorativa e in quella privata come un gangster. Nel punto focale si trova “l’American Way of Life” di cui è sotto osservazione il satellite asiatico. La politica, il crimine, la morale e la questione razziale sono tutti al centro del film, non come delle tesi ma quasi come pugnalate. Fuller sostiene il principio dello scoop: la violenza, oltre che nella storia, è anche nello stile. Già l’inizio è uno shock: il treno, le armi, gli strangolatori silenziosi. L’abilità drammaturgica del giornalista da tabloid è resa magistralmente dal CinemaScope.

Il film cattura il linguaggio della Guerra Fredda che è un campo minato di contraddizioni complesse e assurde. Il crimine è il generatore di tutta l’attività umana. “Le relazioni” delle nazioni si basano sui sospetti e la forma predominante in cui si esprimono i sospetti è la violenza. La relazione standard tra uomo e donna è una sorta di variante della prostituzione. Il protagonista stesso è un insieme di contraddizioni: rappresentante della giustizia, atroce figura di Giuda, traditore dell’amico, se tale si può considerare il boss (Robert Ryan) solo perché accoglie “Eddie Spanier” tra i suoi. Visto che Fuller non è mai coerente, egli può essere da un lato convulso e melodrammatico e allo stesso tempo un analista efficace e acuto come Brecht.

Peter von Bagh

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