Hototogisu Yori Namiko
T. int.: Namiko. Scen.: Iwao Mori. F.: Yutaka Ikedo, Harumi Machii. Int.: Yaeko Mizutani, Den Obinata, Yo Shiomi. Prod.: Orientaru Eigasha (Saitama) 35mm. D.: 54’ a 24 f/s.
Scheda Film
Namiko è tratto dal popolare romanzo Hototogisu (Il cuculo) di Tokutomi Roka (1868-1927), scrittore, mistico e discepolo di Tolstoj, la cui influenza lo spinse in seguito a ritirarsi in campagna e a fare la vita del contadino. Pubblicato nel 1898, Il cuculo è un melodramma romantico che incontrò un grande successo e ispirò diversi film muti. Lo stesso Tanaka ne aveva tratto un film nel 1919, e si sono conservati frammenti – girati sulla spiaggia di Zushi – della versione del 1922 diretta da Yoshinobu Ikeda. Questa versione sonora aggiorna la storia al presente. L’attrice principale Yaeko Mizutani aveva già interpretato lo stesso ruolo al teatro shinpa (‘nuova scuola’). Primo lungometraggio giapponese a utilizzare il sistema sonoro d’importazione Western Electric, Namiko fu prodotto dall’Orientaru Eigasha, una casa cinematografica che era stata fondata di recente a Saitama, vicino a Tokyo, e che era in qualche modo legata alla Paramount Japan. Nel timore che qualcuno gli rubasse la nuova tecnologia, lo studio impose una disciplina di assoluta segretezza. Ironia della sorte, cessò l’attività subito dopo la produzione di questo film. Iwao Mori scrisse la sceneggiatura e partecipò alla lavorazione del film. Altro ex membro della Nikkatsu Kinyokai, Tanaka era soprattutto un regista di muti e una figura centrale del cinema dell’Era Taisho (1912-1926), che si basava sul teatro shinpa. Come molti registi dell’epoca, prese parte all’occidentalizzazione allora in voga, e tra le sue prime opere vi furono adattamenti di Tolstoj e Cˇechov. Resta però famoso soprattutto per Kyoya erimise (1922), ultimo film importante con gli onnagata (attori maschi specializzati in ruoli femminili). Diresse pochi film sonori, ma insegnò tecnica cinematografica all’università e fece alcune apparizioni come attore. Namiko non fu un successo, ma in seguito Iwao Mori ricordò che “se non altro il suono può essere definito magnifico”, e il futuro direttore della P.C.L. Kajiro Yamamoto scrisse: “La dolce voce di Yaeko Mizutani ha un timbro eccezionalmente erotico, e viene da pensare ‘Ah, ma allora è questo il fascino del film parlato!'”. Negli anni Settanta Noël Burch scrisse che il film “è girato interamente in piani sequenza. Senza dubbio ciò era parzialmente dovuto alle difficoltà di montaggio del sonoro sperimentate anche in Occidente, ma a parte un saltuario carrello avanti per accrescere l’enfasi drammatica, le inquadrature ravvicinate sono estremamente rare: la macchina da presa tende ad abbracciare fin dall’inizio un’intera stanza, e i personaggi occupano gradualmente l’inquadratura. Come molti suoi contemporanei occidentali il film avrà anche un impianto teatrale, ma la teatralità del suo découpage è esplicitamente giapponese”. In Giappone il sistema Western Electric fu utilizzato appieno solo a partire dall’anno successivo, quando la Nikkatsu lo adottò e cominciò a usarlo nei suoi sonori.