HOTEL IMPERIAL

Mauritz Stiller

Sc.: Jules Furthman. F.: Bert Glennon. In.: Pola Negri (Anna Sedlak), James Hall (Paul Almasy), George Siegmann (Generale Juschkiewitsch), Max Davidson (Elias Buttermann), Michael Vavitch (Tabakowitsch), Otto Fries (Anton Klinak), Nicholas Soussanin (Barone Fredrikson), Golden Wadhams (Maggiore Generale Sultanov). P.: Famous Players-Lasky. 35mm. L.: 2139m. D.: 88’ a 22 f/s. Bn

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Pola Negri, alias Apolonia Chalupec – sembra che il nome d’arte fosse ispirato alla poetessa Ada Negri – nata a Lipno, in Polonia, il 3 gennaio 1894, aveva esordito diciannovenne sui palcoscenici di Varsavia. Aveva anche interpretato nel 1914 un film che le aveva aperto le porte del nascente cinema polacco. Quando nel 1916 Varsavia venne occupata dalle truppe tedesche, Max Reinhardt la vide in teatro in Sumurum e le offrì di portarla con sé in Germania per recitare la stessa opera sotto la sua direzione. Il che avvenne, ma dopo poche rappresentazioni la Negri preferì un’allettante offerta dell’Ufa che, dopo qualche film minore, la affidò a Ernst Lubitsch. Il regista fece della Negri, film dopo film, la più clamorosa stella dell’epoca. I suoi film ebbero un successo clamoroso e ovviamente arrivò anche una scrittura a Hollywood, ove si impose perentoriamente, cosa attestata non soltanto dai film ma anche dall’esuberante vita privata: ebbe tre mariti, due conti ed un principe, movimentati flirts con Charlie Chaplin e Rodolfo Valentino, una furente rivalità con Gloria Swanson, l’altra prima donna della Paramount. Passati i folli anni Venti, l’astro della Negri s’avviò al declino. Ritornò in Germania dove interpretò alcuni film, tra cui Mazurka (1935), un eccellente melodramma diretto da Willi Forst, e Madame Bovary (1937) di Gerhard Lamprecht. Al ritorno negli Stati Uniti venne accusata di simpatie naziste e solo dopo lunghe trattative riuscì a riottenere il visto d’entrata. Morirà poi a San Antonio solo nel 1987, dopo avere, fra le altre cose, scritto un inattendibile ma divertentissimo libro di memorie.

Vittorio Martinelli

 

In questi giorni al Gloria-Palast di Berlino è in programmazione uno dei migliori film americani degli ultimi anni, per quello che riguarda la sceneggiatura, il livello tecnico e l’interpretazione: Hotel Imperial. L’autore della sceneggiatura è l’ungherese Biro, il regista lo svedese Stiller, la protagonista è Pola Negri, divenuta famosa a Berlino, e l’organizzazione riposa nelle mani del tedesco Erich Pommer. È una storia europea, sono dei volti europei quelli presentati – con una tale autenticità da commuovere profondamente ogni persona alla quale gli avvenimenti narrati in questo film restarono all’epoca infissi nel cuore e nella mente. (…) E allora bisogna riflettere, chiedersi: come è possibile che queste stesse persone, che là poterono realizzare questo film, non furono in grado di fare lo stesso qui da noi? Forse si respira da quelle parti un’altra aria, bisogna forse credere ad una miracolosa forza del sole californiano? O piuttosto è sufficiente una spiegazione più semplice, fornitaci dalla logica e che a questa pertiene, ovvero che laggiù, evidentemente, esiste un altro punto di vista sugli uomini e sulle loro storie? (…) L’errore è dei produttori – e di chi altri dovrebbe essere? Da queste parti il loro sguardo risulta molto meno acuto che laggiù.

Eugen Szatamári, “Der klare und der getrübte Blick”, Illustrierte Film-Zeitung, n. 2, 13 aprile 1927

Copia proveniente da

Copia safety stampata nel 1968 dalla Paramount da un controtipo safety