GUEULE D’AMOUR

Jean Grémillon

Sog.: dal romanzo omonimo di André Beucler. Scen.: Charles Spaak. F.: Günther Rittau. Mo.: Jean Grémillon. Scgf.: Max Mellin, Hermann Asmus. Mu.: Lothar Brühne. Int.: Jean Gabin (Lucien Bourrache, detto ‘Gueule d’Amour’), Mireille Balin (Madeleine), René Lefèvre (René), Marguerite Deval (Madame Courtois), Jane Marken (Madame Cailloux), Jean Aymé (il cameriere), André Carnège (il capitano), Henri Poupon (Monsieur Cailloux), Pierre Magnier (il comandante), Pierre Etchepare (il padrone dell’albergo), Lucien Dayle (un cliente), André Siméon (il titolare del ristorante), Paul Fournier (un cliente), Maurice Baquet (il soldato malato). Prod.: U.F.A, Alliance Cinématographique Européenne. Pri. pro.: 15 settembre 1937 35mm. D.: 90’. Bn. 

info_outline
T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Dopo La Petite Lise e Daïnah la métisse (1931), Grémillon ritornò a collaborare con Charles Spaak per l’adattamento di un romanzo di André Beucler, Gueule d’amour (1926), incentrandolo sulla coppia già consacrata da Pépé le Moko, Jean Gabin e Mireille Balin. Anche grazie alla presenza dei due divi, il film divenne uno dei rari successi di pubblico della carriera di Grémillon. Gabin impersona Lucien Bourrache, sottufficiale del corpo militare degli Spahis (le truppe coloniali francesi), soprannominato ‘Gueule d’amour’ per il suo magnetismo di seduttore. In stanza a Orange fa strage di cuori e suscita l’ammirazione dell’amico e collega René. Ma quando a Cannes incontra la sfuggente Madeleine, è lui a essere sedotto e a farsi sottrarre diecimila franchi di eredità. Dopo avere lasciato l’esercito ed essersi impiegato come tipografo, ritrova Madeleine a Parigi e scopre che conduce una vita agiata, mantenendo anche la madre parassita. Lucien diviene il suo amante e se ne innamora al punto da sottomettersi ai suoi capricci. Ma finirà per essere messo alla porta dalla stessa Madeleine, che non vuole contrariare il ricco protettore. Ritiratosi a Orange dove si riduce a gestire un bistrot di campagna, Bourrache scopre che Madeleine lo è venuta a cercare e sta ingannando René, innamoratosi di lei. L’ultimo incontro fra Madeleine e Lucien avrà un esito tragico. Nel passaggio dal romanzo al film, Spaak modellò il personaggio sulla fisionomia di Gabin, ma senza attenuarne la vulnerabilità. Come ha notato Ginette Vincendeau, è soprattutto il personaggio di Madeleine a cambiare dalle pagine al film, perdendo la fisionomia di donna emancipata e ‘moderna’ a favore di una femme fatale delineata non senza accenti misogini un po’ datati. Ma il fascino del film risiede soprattutto nel racconto di un processo di seduzione come vampirismo e spirale distruttiva e degradante, che, a sorpresa, trascina un tombeur des femmes, spogliandolo del narcisismo, delle ambizioni personali e del proprio vitalismo. Fra il sedotto e la seduttrice agisce anche la differenza di classe che allude alla contrapposizione fra città e provincia. ‘Gueule d’amour’, perduta la divisa fiammante, perde l’identità (si pensi alla sequenza in cui, ritornato nel bistrot di Orange, non viene riconosciuto) e precipita in una depressione che culmina nella deriva omicida e nell’abbandono della dignità (da antologia il finale in cui Gabin, in lacrime, esprime una fragilità inedita).

Roberto Chiesi

Copia proveniente da