GÖSTA BERLINGS SAGA

Mauritz Stiller

T.l.: La leggenda di Gösta Berling R.: Mauritz Stiller. S.: dall’omonimo romanzo di Selma Lagerlöff. Sc.: Mauritz Stiller, Ragnar Hyltén-Cavallius. F.: Julius Jaenzon. Scgf.: Vilhelm Bryde. Cost.: Ingrid Gunter. Didascalie: Alva Lundin. In.: Lars Hanson (Gösta Berling), Ellen Hartman-Cederström (Märta Dohna), Torsten Hammarén (Henrik Dohna), Greta Garbo (Elisabeth Dohna), Mona Märtensson (Ebba Dohna), Gerda Lundqvist (Margaretha Samzelius, la “Comandante”), Hilda Forslund (sua madre), Otto Elg-Lundberg (comandante Samzelius), Jenny Hasselqvist (Marianne Sinclaire), Sixten Malmerfelt (Melchior Sinclaire), Karin Swanström (Gustafva Sinclaire), Sven Scholander (sovrintendente Sintram), Svend Kornbeck (capitano Christian Berg), Oscar Bergström (mastro Julius), Hugo Rönnblad (colonnello Beerencreutz), Knut Lambert (Ensign Rutgen von Orneclou). P.: A-B Svensk Filmindustri., Stoccolma. Prima proiezione: 10 marzo 1924 (parte 1), 17 marzo 1924 (parte 2). L.prima parte: 1906 m., L. seconda parte: 1854 m., D. complessiva.: 164’ a 22 f/s.

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

“Che Garbo sia già un’attrice, in Gösta Berling Saga, non è sicuro. Più ancora: che i ruoli europei interpretati da questa ragazza svedese, per Stiller prima e per Pabst poi, in due film che nessuna storia del cinema dimentica, che questi ruoli abbiano qualcosa a che fare con ciò che poi nella storia delle immagini è stata Garbo, pure non è affatto sicuro. In Gösta Berling è fantastica quando è immobile, nei vestiti bianco impero, tra gli arredi gustaviani, oppure stagliata contro qualche orizzonte di neve e di fuoco (centro drammatico e figurativo del film è una lunghissima scena d’incendio, e Garbo corre su una slitta verso le fiamme per ritrovare il suo amore ancora segreto, il funebre dongiovanni Gösta Berling); e nei momenti migliori Stiller osserva quel viso ancora infantile come un paesaggio nevoso, come altro materiale lirico che d’improvviso si offre al suo obiettivo. Gösta Berling Saga, che adatta e prosciuga il grande romanzo di Selma Lagerlöff, è un film complesso, sovraccarico, chiamato a sostenere un peso narrativo grave, teso nella ricerca di un equilibrio che permetta di dipanare le storie di molti personaggi, i fantasmi del passato, la colpa e la redenzione, le questioni morali, l’innocenza sacrificata e poi l’innocenza trionfante, “lo scatenarsi delle passioni che si mescola con frenesia al crepitio delle fiamme”, come dice Jean Béranger che non esita a considerarlo un capolavoro. Garbo attraversa tutto quanto lasciandosi appena intravvedere, talora tendendo avanti le braccia, un poco come se avesse osservato qualche diva italiana in disarmo (di origine italiana è peraltro la sua Elisabeth Dohna), scivolando senza batter ciglio fuori da un matrimonio improbabile, e conquistandosi il lieto fine senza aver troppo sofferto”.

Paola Cristalli, Cinegrafie, n. 10, 1997

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