GOODFELLAS

Martin Scorsese

Sog.: Nicholas Pileggi. Scen.: Nicholas Pileggi, Martin Scorsese. F.: Michael Ballhaus. M.: Thelma Schoonmaker. Scgf.: Kristi Zea. Mus.: Christopher Brooks. Int.: Robert De Niro (James Conway), Ray Liotta (Henry Hill), Joe Pesci (Tommy DeVito), Lorraine Bracco (Karen Hill), Paul Sorvino (Paul Cicero), Frank Sivero (Frankie Carbone), Tony Darrow (Sonny Bunz), Mike Starr (Frenchy), Frank Vincent (Billy Batts), Chuck Low (Morris Kessler). Prod.: Irwin Winkler Productions, Warner Bros. ·DCP. D.: 146’. Col.

 

 

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

 

Con Quei bravi ragazzi torniamo dalle parti di Mean Streets.

Sapevo che ci sarei tornato prima o poi. Mi sono procurato il libro di Nick Pileggi (Wiseguys) quand’era ancora in bozza, dopo averne letto un riassunto che mi aveva incuriosito. L’ho letto d’un fiato, era il racconto più autentico che avessi mai letto su quel tipo di vita. Mi è piaciuta subito la sguaiataggine, la disinvoltura, l’arroganza fantastica di Henry Hill. La struttura molto libera del racconto, con narratori diversi, mi piaceva molto. Si vedeva bene il funzionamento dell’organizzazione a tutti i livelli. Quel che viene fuori è la vita quotidiana, non le sparatorie. Nulla a che vedere con Il padrino. Solo persone normali che di mestiere fanno i gangster.

Nick Pileggi mi ha detto che è rimasto sbalordito dal suo contributo alla sceneggiatura. Dice che lei vedeva e capiva anche i minimi dettagli della storia mentre la mettevate su carta.

Per la prima volta dai tempi di Mean Streets ho voluto firmare il film anche come cosceneggiatore. La sfida era quella di trovare un’angolazione un po’ diversa da cui osservare questo universo. Di usare uno stile originale. E quindi perché non trattare la storia come se fosse un documentario, un documentario ‘messo in scena’? Come se avessimo seguito quella gente con una 16mm per venti, venticinque anni. Avremmo potuto sfruttare la libertà del documentario, dove non tutto deve essere per forza esplicito, dove si può benissimo frammentare la storia, saltare da un’epoca a un’altra usando la voce off. Ci sono troppi personaggi? Si fa fatica a ricordarne i nomi? Ci si perde un po’? Che importa. Quel che importa è l’esplorazione di uno stile di vita.

Tutto il film è segnato dalla velocità.

E avrei voluto andare ancora più forte! Mi sarebbe piaciuto che tutto il film fosse veloce quanto una pubblicità o come l’attacco di Jules e Jim. Per due ore di fila! Il problema è che anche una sequenza che dura qualche secondo dev’essere messa in scena, pianificata, con tutti i problemi logistici che questo comporta. Mezza pagina di sceneggiatura può comportare due giorni di lavorazione. In questo film avevamo, credo, ottantacinque location diverse. Ci sono registi che si concentrano sull’organizzazione delle luci. Io invece sul movimento. A me piace il modo in cui può muoversi la cinepresa. Mi piace raccordare un movimento all’altro. L’ispirazione è sempre legata all’obiettivo della macchina da presa.

Martin Scorsese, Conversazioni con Michael Henry Wilson, Cahiers du Cinéma/Rizzoli,

Milano 2006

Da: Warner Bros. ·Rimasterizzazione in 4K dal negativo camera originale con la supervisione di Martin Scorsese e Thelma Schoonmaker. Lavoro completato nel 2015 presso la Warner Bros. Motion Picture Imaging di Burbank.